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Una intima convinzione

Regia di Antoine Raimbault vedi scheda film

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La recensione su Una intima convinzione

di OGM
6 stelle

Un giallo? No, perché la tensione non è nell'investigazione, nell'attesa della soluzione. La tensione è tutta dentro la protagonista. Personaggio non pertinente, poco visibile, pure inventato. Inserito in un'oscura vicenda reale. Per chiarirne il significato. Indipendentemente dal finale.

Legal thriller europeo. Esiste il genere? Forse sì, se prendiamo come esempio quest’opera che apre l’aula del tribunale non verso le problematiche sociali ed etiche ad ampio respiro, ma, molto più sommessamente, verso l’intimità domestica. Le questioni di interesse generale – vedi la disgregazione familiare, le relazioni tra persone di diversa etnia – sono solo sfiorate, declinate nel linguaggio discreto e delicato delle storie personali che fanno da sfondo alla vicenda giudiziaria. Nonostante questa distinzione tra livelli, non v’è una legge protagonista rispetto alla quale la realtà umana rappresenti il flebile dietro le quinte. Il potere dello Stato è una forza a cui tutti sembrano chiamati a partecipare, su opposti fronti, collaborando con la difesa o con l’accusa, inserendosi nel complesso gioco dialettico in cui evidenza, apparenza, dubbio ed immaginazione si contendono, nella mente dei singoli come nell’opinione pubblica, il ruolo di idea a cui affezionarsi.  La partita, data la varia composizione della squadra – comprendente anche una cuoca, madre single e investigatrice dilettante – non può essere cesellata come il botta e risposta di certi dibattiti di ispirazione anglosassone, aspiranti alla perfetta fusione scientifica tra il giallo e la logica (e retorica) avvocatizia. La parola è aspra, confusa, passionale, arrabbiata, ma senza eccessi romanzeschi, così come l’azione è travagliata, ostacolata da eventi accidentali di poco conto, impigliata senza particolare sensazione nei fatterelli della vita quotidiana. Ciò malgrado, questo film non punta al ritratto, né individuale, né corale, degli esponenti della gente comune, non ne vuole esaltare il dolore o la debolezza, non ne intende delineare la tipizzazione sul tabellone delle dispute tra diritto e diritti, tra sentenza e giustizia.  Allo scontro agguerrito, alla fine strategia si sostituisce qui la semplice, istintiva determinazione che spingerebbe chiunque ad approfondire ciò di cui non è convinto, fino a trovare il dettaglio che lo conforta nelle sue ipotesi. Tutti incorriamo in questa tentazione, di cui il complottismo è la manifestazione su scala globale. Ognuno cerca, talvolta in modo maniacale e acritico,  la prova a sostegno di ciò che crede vero. Il terreno più adatto all’esplorazione è quello dei repertori multimediali, in cui tutti depositano i loro spizzichi di sapere ed esperienza, che sono, solitamente, poco più che minute tracce del loro passaggio, frammenti fortuitamente intercettati dall’incontro con una tecnologia in grado di registrarli e consegnarli al mondo. Nora esamina centinaia di ore di intercettazioni telefoniche, riproduce pile di CD audio, si crea un archivio organizzato per nomi, una sorta di network di contatti nella sua solitaria caccia al tesoro. Nora ascolta senza interloquire. Ragiona senza poter essere contraddetta. Il suo pensiero di ferma e si materializza su una mappa concettuale fatta in casa, di cui lei è l’unica autrice ed esclusiva utente, e che, tuttavia, per lei rappresenta la storia, così come dovrebbe essere ricostruita, raccontata, anche se nessuno l’ha vista accadere. I titoli di coda ci avvertono che, in questo film, inspirato a fatti realmente accaduti, è lei l’unico personaggio totalmente inventato. La chiave di lettura è fornita da un elemento di fantasia: vivo e sofferente, battagliero ma riservato e un po’ anonimo, come siamo noi, a volte, mentre pigiamo una tastiera, mettendo (impudentemente?) il dito nelle piaghe altrui.

 

Marina Foïs

Una intima convinzione (2019): Marina Foïs

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