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No Escape Room

Regia di Alex Merkin vedi scheda film

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La recensione su No Escape Room

di undying
5 stelle

Tentativo di realizzare un diverso tipo di film horror, che assume la configurazione di un videogame di avventura. Poco riuscito per via di uno sviluppo narrativo davvero impossibile, ma con talune trovate visive di certo interesse.

 

locandina

No Escape Room (2018): locandina

 

Michael (Mark Ghanimé) e Karen (Jeni Ross) -padre e figlia- mentre sono in viaggio per passare qualche giorno in un maneggio, rimangono in panne con l'auto lungo il tragitto. Tappa, obbligata a causa del guasto, è un piccolo paese isolato. I due vengono attratti da un gioco denominato No escape room e finiscono per accedere all'interno di un edificio adibito a questo insolito intrattenimento. Accolti da una misteriosa ospite, si ritrovano con altri tre giocatori. Vengono costretti a riporre cellulari e firmare una non meglio definita liberatoria. Dopo la visione di un inquietante filmato, che racconta per immagini la storia di un ricercatore che, proprio in quella casa, ha tentato di stabilire un contatto con i defunti, i cinque vengono avviati al gioco. Entro un'ora di tempo devono risolvere svariati enigmi per aprire diverse porte alla ricerca di un passepartout che conduce all'uscita.

 

scena

No Escape Room (2018): scena

 

Stranissimo lavoro questo No escape room. Prodotto destinato direttamente alla televisione, opera di un regista specializzato proprio di Tv movie (Alex Merkin).  Nonostante in più occasioni, durante la visione, si ha la sensazione di trovarsi di fronte a un film insostenibile, per via di una trama davvero impossibile e piena di lacune (la liberatoria che c'entra in un contesto così surreale?), l'effetto di essere di fronte ad un adventure game rende paradossalmente originale il tutto. Avete presente quei videogiochi che si sviluppano con risoluzione degli enigmi? Con il puntatore del mouse si cercano indizi, tipo codici che aprono cassetti con all'interno chiavi, combinazioni da trovare ed oggetti da utilizzare in maniera non convenzionale ma associativa. Ecco No escape room è esattamente questo, un videogioco non interattivo, nel senso che lo spettatore subisce il gioco altrui, in questo caso dei protagonisti.

 

Kathryn Davis

No Escape Room (2018): Kathryn Davis

 

Il vuoto che sta al centro del girato (confermato da un finale impossibile) è in netto contrasto con l'interessante regia, in grado di rendere suggestive alcune sequenze di efficace resa visiva. Ci si riferisce, ad esempio, all'allucinante inseguimento di Melanie (Kathryn Davis) che rincorre se stessa come accade al protagonista di un celebre film di Mario Bava (Operazione paura). E in molti contesti la messa in scena rimanda proprio allo stile del grande autore sanremese.

 

Jeni Ross

No Escape Room (2018): Jeni Ross

 

Da menzionare anche il passaggio di Michael (Mark Ghanimé) attraverso un quadro, che lo porta all'interno dello scenario dipinto: inevitabile l'accostamento al Dario Argento de La sindrome di Stendhal. Ora, per una serie di fortuite e casuali circostanze potrebbero -queste due somiglianze- essere frutto di misteriose  quanto improbabili coincidenze. Fatto sta che rendono interessante un film altrimenti privo di qualunque minimo senso. Per concludere, due parole in favore dell'atmosfera surreale: vedere i protagonisti che spiano se stessi (da una dimensione attigua, parallela e contingente) rende quantomeno affascinante questo tentativo di percorrere un tipo di horror se non riuscito completamente, senz'altro meritevole di una visione.

 

Mark Ghanimé

No Escape Room (2018): Mark Ghanimé

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