Regia di Kim Min-Ho vedi scheda film
Far East Film Festival 21 – Udine.
Il primo amore non si scorda mai. Puoi cambiare drasticamente stile di vita e accantonare l’istinto nel dimenticatoio, ma non rimuovere completamente ciò che ti caratterizzava, quelle abilità in cui eccellevi.
Con la scintilla adeguata, il passato riemerge in un batter d’occhio e torna a insediarsi nel presente, come se non fosse mai stato messo da parte.
Da quando ha interrotto la sua attività di gangster per lavorare come manovale al mercato del pesce e vivere serenamente con la moglie Ji-Soo (Ji-Hyo Song), Dong-Chul (Ma Dong-seok) non è mai riuscito a raggiungere una soddisfacente stabilità economica, anche per colpa di investimenti scellerati.
Messo alle strette dall’ennesima fregatura, vedrà la sua vita sconvolta dal rapimento della moglie per mano del crudele Ki-Tae (Seong-oh Kim), capo di una gang attiva nel mercato della prostituzione.
Appena capisce che la polizia non potrà risolvere il caso in tempi rapidi, decide di fare da sé, usufruendo dell’aiuto di Chun-sik (Ji-hwan Park), fedele amico di sempre, e di Kwon (Min-jae Kim), esperto nel ritrovamento di persone scomparse.
Se avete intenzione di fare un torto a qualcuno, ricordatevi di prendere le dovute cautele. Oltre a pianificare la vostra azione nei minimi dettagli, assicuratevi anche di conoscere per filo e per segno la controparte, onde evitare di finire in situazioni incresciose e ritrovarsi a passare da aggressore ad aggredito. Sia mai che risvegliaste una vera e propria belva.
In Unstoppable - insospettabile opera prima di Kim Min-ho - un gangster tronfio e sadico fa i conti senza l’oste e finisce per trovarsi braccato, vedendo crollare tutte le sue difese, una dopo l’altra.
Un canovaccio visto centinaia di volte - non ultimo, in Io vi troverò, per non parlare di Commando e relativi succedanei degli anni ‘80 – ma, in questo caso, conta davvero poco, poiché la carne intorno all’osso è quanto mai saporita, resa tale da un meticoloso dosaggio degli ingredienti.
Come spina dorsale, siamo nei lidi dell’action a rotta di collo, con scazzottate imperiose, un energico inseguimento automobilistico e un ritmo sempre elevato, pur senza finire a sbattere contro il muro dell’eccesso, condito da momenti tesi e sorretto da contrappesi comici, che giungono in costante soccorso evitando alla pellicola di insabbiarsi nelle secche di un’ingessata serietà.
Per quel che riguarda l’azione, è tutto nelle mani del protagonista, un’arma non convenzionale che il regista sfrutta al massimo del potenziale. Ma Dong-seok (Train to Busan, One on one) è un colosso insondabile con due clave al posto delle mani, realizzatore di un body count di tutto rispetto, raggiunto a suon di pugni assestati sfoggiando un formidabile campionario di colluttazioni. Invece, il suo nemico numero uno ha un timbro opposto, costruito sulla base di un’impronta caricaturale sempre sopra le righe, che esalta l’istrionismo di Seong-oh Kim. Un tocco grottesco che fa il paio con quanto immesso sulla scena dalle spalle comiche del protagonista, due personaggi dediti alla fabbricazione continua di lampi d’idiozia, irresistibili e determinanti per diradare definitivamente il rischio di prendersi troppo sul serio.
Una variegata squadra di interpreti e personaggi che, in virtù di una scrittura attenta alle sfumature, mantiene una notevole intensità lungo le due ore di durata, con una fisicità poderosa, delle fibrillazioni improvvise e l’immancabile crescendo finale, lungo cui ognuno dà il suo meglio. Una ricchezza di situazioni che, per merito della regia compatta firmata dall’esordiente Kim Min-ho, conquista un punto di equilibrio in cui ogni elemento è sincronizzato per esperire una reazione a catena senza intoppi, con fotografia, montaggio e coreografie praticamente inappuntabili.
Travolgente.
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