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Rampant

Regia di Sung-hoon Kim vedi scheda film

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La recensione su Rampant

di supadany
4 stelle

Far East Film Festival 21 – Udine.

Una delle sostanziali divisioni che definisce l’identità di una pellicola, separa nettamente chi circoscrive un campo d’azione puntuale da chi punta sull’accumulo indiscriminato. Nel primo caso non son concessi errori, mentre nel secondo si può anche chiudere un occhio sul singolo dettaglio.

Tuttavia, i fattori trainanti devono stare insieme e intercettare un senso complessivo. Nel caso specifico, Rampant coagula numerose funzioni e possiede giocoforza segmenti diversamente stimolanti, ma finisce per svilirli nella quasi totalità.

Corea, epoca Jeseon. Il trono è minacciato dal malcontento popolare e dagli intrighi di corte. Tuttavia, il pericolo maggiore sopraggiunge quando un morbo trasforma le persone colpite in zombie.

Il contagio ha una diffusione immediata e su larga scala, rendendo la sfida per la detenzione del potere ancora più sanguinosa.

scena

Rampant (2018): scena

 

Rampant è il frutto di un’ibridazione senza confini né contegno. Convoglia il period drama più enfatico e scaglie da incommensurabile commedia spiccia, il wuxia elegante e gli zombie che, da par loro, divorano ogni cosa (a un certo punto, anche il film stesso).

Quindi, lungo le sue oltre due ore di durata (troppe), collega blocchi di cinema di stravagante associazione, racchiusi senza una definizione particolareggiata, con un dosaggio costantemente sbilanciato.

Fondamentalmente, è una partitura stonata che, dopo un flashforward inaugurale, se la prende con calma, impianta i personaggi per poi torturarli appena l’azione prende il sopravvento.

D’altra parte, quest’ultimo aspetto assume chiaramente il ruolo d’interesse predominante, talché mostra i muscoli e nel caos rutilante della battaglia tra umani e zombie manifesta la sua migliore espressione (per quanto sia anche la più semplice da incartare e portare a casa).

Un risultato comunque appannato, troppo lontano dai vertici in materia di coreografie per usufruire appieno di questa fonte di luce, mentre il resto è (raf)fermo su fondamenta elementari e diatribe prive di qualsiasi approfondimento, che non vanno oltre la congiunzione dei canonici puntini.

Così facendo, è praticamente impossibile passarla liscia, solo la confort zone da grande produzione offre un minimo appiglio, comunque afferrabile solo sorvolando su un coacervo di elementi ridondanti, presenti all’appello anche quando se ne poteva fare tranquillamente a meno.

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