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Le Mans '66 - La grande sfida

Regia di James Mangold vedi scheda film

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La recensione su Le Mans '66 - La grande sfida

di alan smithee
6 stelle

Nel 1959 il pilota americano Carroll Shelby riuscì nell'impresa infinita e spossante come poche altre di aggiudicarsi la 24 Ore di Le Mans, celebre e sfiancante gara di corsa automobilistica spesso avversa ai partecipanti americani.

Quella stessa circostanza fornì l'occasione per sancire l'uscita del celebre pilota dal mondo delle corse, perché consentì di ufficializzare un disturbo al cuore che gli avrebbe messo a rischio la sopravvivenza.

Riciclatosi con una certa fortuna a vendere auto esclusive, l'ex pilota troverà la forza di riaffacciarsi in quel mondo come nume tutelare dell'amico schietto e caratterialmente un po' ruvido Ken Miles, meccanico assai valido e di grande esperienza a testare i veicoli, perfetto per affrontare una gara snervante come quella di Le Mans, che torna in auge quando la gigantesca Ford, intenta ad affrontare un processo di necessario svecchiamento del proprio prodotto, sceglie per la prima volta di affrontare il mondo delle corse e rivaleggiare niente meno che con la mitica Ferrari.

Sfumato l'accordo di acquisto da parte del colosso, dopo il diniego secco di un ruvido Enzo Ferrari, Ford sceglie la via del confronto diretto, ribaltando sull'abilità di un pilota eccezionale, ma ingestibile a livello caratteriale, le sorti di un piano industriale dai risvolti epocali.

Dietro la direzione professionale e disinvolta di un cineasa affidabile e di lungo corso come James Mangold, capace di conferire un tocco personale anche ad action di cassetta più di routine, così come ad incursioni in Marvel Comix (due suoi Wolverine si sono rivelati di fatto apprezzabili), "Le Mans '66 - La grande sfida" riassume bene e sinteticamente già dal titolo l'epicentro della storia epocale che portò alla vittoria di un gigante fino a poco prima completamente estraneo al mondo della competizione da gara, men che meno a situazioni estreme come quelle della corsa francese di Le Mans.

Il film, lungo oltre due ore e mezza, si concentra sulla sfida, ma anche sui suoi due protagonisti, senza dimenticarsi della sfera familiare e dello sfondo che finisce per animare i biechi personaggi che si annidano attorno alla dirigenza di entrambe le prestigiose ma differenti case costruttrici.

A fare da mattatori, ovviamente le due star: Christian Bale, un po' manierato nel rendere i tratti schietti e difficilmente controllabili dell'incauto ma abile meccanico-pilota, e Matt Damon, lui si davvero bravo e misurato nel rendere le sfaccettature anche drammatiche di un campione costretto alla resa da drammatiche e poco preventivabili cause di forza maggiore.

E certo, la vicenda appare spesso afflitta da situazioni familiari al limite del ricattatorio, ogni volta che si intromettono moglie e bambino (resi con volonterosa vitalità espressiva rispettivamente da Caitriona Balfe ed il piccolo divetto Noah Jupe) del burrascoso protagonista-pilota, così come appare eccessivamente manierato e di circostanza, il manager cattivo e maligno della Ford reso con grande impegno da Josh Lucas.

Nel ruolo del torvo e diffidente Enzo Ferrari, il nostro Remo Girone appare una scelta piuttosto consona ed azzeccata.

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