Regia di James Mangold vedi scheda film
“Si dice che Henry Ford II un giorno volle provare una Ferrari e dopo aver fatto un giro quando scese disse: È una macchina perfetta: quel maledetto Ferrari deve aver ingaggiato Dio per disegnarla. In questo tipo di rispetto c'è la molla che fa scattare la storia, per cui la Ford decide di battere la Ferrari sulla pista di Le Mans..."
I film americani hanno tutti le radici nel western: l'uomo che affronta gli altri, l'uomo che affronta la natura, l'uomo che affronta la grande sfida.
La grande sfida di questo film avviene con due straordinari protagonisti: Matt Damon e Christian Bale. Perché il film per esprimere la sua epicità è impiantato sul modello del western e su questi moderni cavalieri che cavalcano l'acciaio e cavalcano i motori, ma la struttura e la narrazione sono quelle del western.
Il merito del regista è di aver trovato questa formula. In un mondo dello spettacolo che ormai è viziato e tarato dal digitale, lui per primo ha riscoperto un realismo epico - come aveva già fatto con Logan, il suo film precedente - che ci ripropone con questa forza e questo coraggio.
Il film è importante per il suo verismo: le riprese delle automobili, delle gare, delle corse ci illudono di esserci davvero, perché non sono semplicemente digitali, sono vere e casomai arricchite dal digitale, ma non finte ed elettroniche… Sembra quasi di sentire le poltrone del cinema vibrare nella corsa…
Io sono stato e sono un appassionato automobilista e quindi mi sono trovato immerso nelle auto degli anni ‘60, alcune le avevo avute e le ho riviste come se fossero vecchi amori. Ho detto al mio vicino di poltrona che soffrivo come un ergastolano costretto a vedere un film porno in prigione, perché rivedere le forme di quelle macchine, sentire rombare i motori di quelle automobili che ho avuto, ricordare le sensazioni e le emozioni che ho provato è stato struggente e bellissimo.
Infatti, questa mia recensione è sicuramente parziale perché non sono riuscito a sottrarmi, per quanto abbia tentato di essere freddo, al fascino di questi motori. Tra l'altro si parla di macchine mitiche perché ci sono le Ferrari della 24 ore di Le Mans che quindi sono assolutamente straordinarie e ci sono le Ford fatte apposta per questa sfida.
La radice del film è proprio questa.
C'è una famosa battuta di Henry Ford I - nel film c’è suo nipote Henry Ford II – colui che ha inventato la macchina di serie perché per primo inventò il nastro trasportatore per fare i vari pezzi meccanici e tutta la catena di montaggio è una sua invenzione, una tecnica industriale chiamata fordismo. Lui aveva un suo modo di dire per far capire qual era il suo concetto di marketing: “Chiunque può scegliere il colore della mia FordT - che era il suo primo modello – basta che sia nera.”
Suo nipote Henry Ford II è il protagonista della sfida contro Enzo Ferrari. Tutti conoscono il mito e la forza della Ferrari. Mentre la Ford era nata nel 1909, Ferrari come costruttore di macchine da corsa nasce nel 1929, ma nel 1937 l'Alfa Romeo per cui costruiva le macchine modifica la squadra corse e subito dopo la guerra nel 1947 Enzo Ferrari fonda la sua scuderia che è la più titolata del mondo con 15 Titoli Piloti e 16 Titoli Costruttori. Quindi, chiaramente Henry Ford II si rende conto di avere di fronte a sé un titano e nonostante abbia la più grossa industria automobilistica del momento deve affrontare un Golia che però non ha la fionda, ma un proiettile, anzi un cannone in mano e quindi lo può battere in ogni momento.
Però, il potere del denaro, la forza e la volontà nel film nascono anche da Lee Iacocca, il suo esperto di marketing che gli dà l’avvio, anche se nella realtà si dice che Henry Ford II un giorno volle provare una Ferrari e dopo aver fatto un giro quando scese e disse: “È una macchina perfetta, quel maledetto Ferrari deve aver ingaggiato Dio per disegnarla e progettarla.”
In questo tipo di rispetto c'è tutto il lievito del film, la molla che fa scattare la storia, per cui la Ford decide di battere la Ferrari sulla pista di Le Mans, 24 ore diaboliche e terribili, con qualunque tempo: con la nebbia, con la pioggia, con il freddo per 24 ore di seguito le macchine devono girare a velocità infernale, arrivando ai famosi, disperati, terribili 7.000 giri. A 7.000 giri si va subito fuori fase e le macchine ingrippano, quindi bisogna stare costantemente attenti. Vince chi ha il pilota più resistente, chi ha il pilota più bravo, chi ha la macchina migliore, più affidabile, più potente. Questi due elementi messi insieme devono girare in questo carosello infernale per 24 ore, sfidate da altri piloti terribili con altre macchine diaboliche. Tutti contro tutti in questo giro eterno. La notte scende e bisogna continuare a girare, la nebbia si alza e bisogna continuare a girare, arriva la pioggia e bisogna continuare a girare, c'è il sole che spacca le pietre e bisogna continuare a girare… Questa è la 24 di Le Mans e chi vince a Le Mans è come se fosse uscito dall’inferno.
Dal 1960 Ferrari aveva vinto 5 volte di seguito e a questo punto tocca a Ford che per batterlo sceglie due cavalieri della valle solitaria. In un film western sarebbero stati due pistoleri: uno che ha combattuto tante sfide, ma è momentaneamente invalido - in un film western sarebbe ferito a una mano oppure avrebbe la classica ferita alla spalla mentre l'amico gli dice “Coraggio, ce la faremo” – e deve allenare per questa sfida un altro pistolero, forse più giovane, forse meno esperto, forse bravo come lui, ma irascibile, non controllabile. Quindi questa coppia si unisce per affrontare questa sfida trasformandola - e questo è merito del regista James Mangold – in una sfida del talento contro il marketing perché non è solo la Ford contro la Ferrari, ma anche l'eterna sfida che c'è sempre fra il guizzo artistico e la prosaica realtà. La Ford fa questa gara per vendere macchine, quindi deve vincere ma deve vendere, mentre invece la Ferrari fa la gara per il suo orgoglio, per vincere e basta.
Quindi comincia questa grande sfida.
Se vi interessa la videorecensione completa potete trovarla qui:
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