Regia di Robert Hamilton vedi scheda film
Horror psicologico che punta verso un finale spiazzante anche se più volte visto negli ultimi anni, e quindi non più così sorprendente. Grazioso comunque per la bella sceneggiatura, le convincenti interpretazioni e una regia non banale.
Henry Dawles (Nick Apostolides) sta vivendo una brutta situazione economica, proprio mentre è in prossimità di diventare padre. Accetta dunque volentieri la proposta dell'enigmatico signor Remiel (Phil Amico) di alloggiare, per lavoro, in una fattoria isolata. Dovrà infatti stimare l'intero patrimonio dell'anziano eccentrico ospite.
"Com'è facile tradire le cose che amiamo." (Sibillina, ma significativa, frase pronunciata da Remiel)
Robert Hamilton, dopo il curioso (e ovviamente da noi inedito) Key (2011), scrive e dirige il suo secondo lungometraggio, questo lento, ma insinuante, The suffering. Film con atmosfere sospese in un tempo (e uno spazio) che racchiude, al suo interno, un'anima davvero in pena, ottimamente rappresentata dal convincente Nick Apostolides.
Punti forti del film sono l'ambientazione isolata, le continue visioni del protagonista, la presenza dell'anziano ed enigmatico proprietario e, ovviamente, l'inatteso twist narrativo, che poi è ulteriore prova di quanto -il genere horror- sia quello più moralista di tutti. Punti deboli, invece, sono da attribuire ad una fotografia piuttosto trascurata, soprattutto nelle sequenze più buie e a una lunghezza leggermente superiore al dovuto (105 minuti).
Il percorso iniziatico di Henry segue malinconiche vie di redenzione, accompagnate dal classico brano di Beethoven (Sonata al chiaro di luna) e -a sorpresa nel finale- dall'altrettanto romantico motivo centrale di Love story. E non poteva essere più indicato, perché sotto sotto -declinate in chiave horror- le sofferenze di cui tratta il film sono quelle d'amore. Meglio: quelle prodotte dall'infedeltà, che travolgono -come fiume in piena- una moglie incinta tradita/ferita e un marito infedele/pentito. Come un presentimento -chiaro e comprensibile solo in chiusa- Henry trova infatti un antico libro dell'Eneide in casa di Remiel, con al suo interno una frase vergata a mano: "L'amore è il seme di ogni virtù, e degli atti per i quali devi espiare."
"E dunque lui creò un luogo di purificazione. Una terra di provvisorio tormento, per coloro che non sono ancora degni.
Un posto dove il goloso, deve morire di fame.
Dove l'invidioso, verrà accecato.
Dove l'accidioso, non avrà mai riposo.
Dove l'orgoglioso, dovrà servire.
Dove l'avido, verrà incatenato.
Dove il rabbioso, dovrà piangere.
E dove il lussurioso, brucerà.
(...) Io sono il supervisore di questo posto e il guardiano del processo. Il mio ruolo è abbastanza semplice: purificare." (Remiel)
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