Regia di Joseph Pevney vedi scheda film
Non dirò che la storia imbarca acqua o rischia di colare a picco come la bagnarola del film perché sarei insincero, oltre ad abusare di un parallelo metaforico già presente nel film. Di certo, però, se sta a galla occorre ringraziare l'impegno del cast (paragonabile a quello profuso dall'equipaggio). Il tormento personale del capitano non aggiunge un grammo d'interesse, non discostandosi molto, empaticamente parlando, da quello dei vari passeggeri imbarcati (subplot assimilabili a quelli di Love Boat). Tra superflue e malsane inquadrature sbilenche a rappresentare l'inclinazione del fatiscente veliero e qualche maroso, il pericolo maggiore per lo spettatore è rappresentato dal mal di mare per prolungata visione. Mal sfruttata la parentesi esotico-isolana. Una preziosa avvertenza per gli animalisti più sensibili: da evitare la crudele scena (parlo naturalmente di finzione filmica, ci mancherebbe) a scapito del tenero cagnolino. Da spezzare il cuore.
Nessuno potrà mai dimenticare l'apparizione delle sue gambe in uno dei tanti celebri balletti di "Cantando Sotto La Pioggia". Tale da far cascare gli occhi fuori dalle orbite al simpatico Gene Kelly. Qui sfoggia tutta una serie di eleganti abitini attillati iperserrati in vita che ci si domanda come riesca a respirare. Ma in fondo a noi che importa, se possiamo ammirarla così? Molto distinta comunque.
Lo odio perché una certa scena non avrebbe mai dovuto essere girata, indipendentemente dal romanzo da cui è tratta la pellicola.
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