Regia di Danny Boyle vedi scheda film
Al suo esordio su un palco il teenager Jack Malik cantava "Waterwall" dei fratelli Gallagher: tra le braccia una chitarra, davanti alla bocca un microfono e nella testa mille sogni da rock star. Ora che quel sogno sembra svanito, nonostante l'amica/manager Ellie lo sproni a continuare, Jack è pronto ad appendere lo strumento al chiodo e tornare alla cattedra che aveva lasciato. Ma un blackout improvviso scombina le carte in tavola. Il povero Jack viene investito da un autobus, rimasto improvvisamente al buio, e al suo risveglio si ritrova l'immancabile Ellie al capezzale, due denti in meno a rovinargli l'ovale sbarbato ed uno strano baco che ha fagocitato la memoria collettiva. Strimpellando "Yesterday" per inaugurare la chitarra, regalata dagli amici per festeggiare l'uscita dall'ospedale, Malik approda ad una sconcertante conclusione, avvalorata dal motore di ricerca di tutte le verità: nessuno conosce i Beatles e la loro musica. Nella testolina di Jack l'occasione di rapinare la vasta discografia dei baronetti di Liverpool e costruirsi una carriera clamorosa, tra una selva di post-it e di sforzi di memoria, è troppo ghiotta per non essere acchiappata al volo.
Richard Curtis ha scritto. Danny Boyle ha diretto. Né il primo è arrivato a sfiorare le vette raggiunte da lavori di stesura quali "Notting Hill" e "Quattro matrimoni e funerale" né il secondo è riuscito ad evitare i bassi di una carriera prolifica quanto altalenante.
Cancellare una libreria musicale che ha influenzato gli artisti per decadi ed immaginare l'effetto che farebbe riproporla ad un pubblico ignaro, è un'idea che stuzzica l'immaginazione. Spesso il successo obbedisce a canoni insondabili che poco hanno a che fare con il talento. Ne sanno qualcosa anche registi e scrittori. Si potrebbe dunque immaginare un dispotico e bizzoso piano parallelo in cui pezzi come "Let It Be" non funzionano più oppure credere che tutto succederebbe allo stesso modo perché la grande musica sceglierebbe nuove vie ma emergerebbe comunque a sfidare il silenzio. Curtis ha abbracciato la seconda ipotesi ma l'operazione sentimentale e malinconica è risultata fin troppo calcolata, dalla scelta della tracklist fino a quella dell'attore Himesh Patel, di origini indiane, proprio come i ragazzini del successo planetario "The Millionaire".
Il film corre via brioso finché Jack si deve adattare alla nuova situazione ma una volta raggiunta l'America, e la manager di Los Angeles si impadronisce della gallina dalle uova d'oro, il film stenta a rimanere in equilibrio tra inutili istrionismi e facili giudizi. La narrazione si fa piuttosto convenzionale con i tira e molla della storia d'amore, la vertiginosa conquista del successo e le filippiche scagliate contro il mondo capriccioso dello showbiz. L'ironia non si trasforma in sarcasmo e diventa zuccherosa panacea. La prima parte eccitante si sfalda, dunque, sui pantani sabbiosi di una spiaggia che ospita il primo concerto della nuova star con tanto di redenzione e coming-out finale. Un vero peccato. A tenere banco nella seconda parte del film ci pensano alcune battute e la speranza di scoprire qualche nuova vittima del buio globale.
Nonostante le riserve espresse il film risulta comunque godibile grazie alle cover dei Beatles, le passeggiate nella Liverpool che plasmò il successo del gruppo e la piacevole presenza di Ed Sheeran che si china metaforicamente al cospetto di Lennon e soci con grazia ed autoironia. Un omaggio lo trovano anche agli Oasis rimasti senza le "spalle dei giganti" e perciò scomparsi dall'etere così come i loro idoli. Non sono gli unici a cadere nel buco nero. Mi accomiato resistendo alla tentazione e al piacere di svelare gli altri pixel spentisi nello schermo della memoria. È la parte più dissacrante dell'idea iniziale e con questa trovata Richard Curtis, da buon britannico, si è portato a casa la mia sufficienza. Avesse fatto sparire anche la Corona avrebbe meritato un nove secco e la proscinesi.
Cinema Teatro Santo Spirito - Ferrara
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