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Il tempo del ritorno

Regia di Lucio Lunerti vedi scheda film

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La recensione su Il tempo del ritorno

di mm40
5 stelle

Due uomini sulla quarantina si ritrovano dopo quindici anni. Erano stati amici, molto vicini, intimi, ma tanto tempo è passato e le cose sono cambiate per entrambi: uno è un dj radiofonico stanco di quella vita, l'altro un regista televisivo con un progetto di lavoro in mente nel quale vorrebbe coivolgere il primo.


Il tempo del ritorno è l'esordio nel mondo del cinema per Lucio Lunerti, che qui figura sia come regista che come sceneggiatore, avvalendosi in quest'ultimo ruolo della collaborazione di Miranda Pisione. Si tratta di un debutto grondante ambizione, una pellicola che vuole fare il punto su un malessere generazionale raccontando il più classico dei ritrovi tra due amici, a distanza di anni, che non può che far riaffiorare una serie di memorie e di sentimenti ormai ritenuti erroneamente sopiti. I due protagonisti non si vedono da quindici anni: siamo nei primi anni Novanta e il loro trascorso comune risale dunque agli anni cosiddetti di piombo, con tutte le debite contraddizioni e problematiche sociali; il 'ritorno' del titolo si fa dolceamaro e, dalla gradevole occasione – anche di lavoro – che inizialmente poteva sembrare, assume i connotati di una vera e propria trappola, o quantomeno di un ingresso in un vicolo cieco. Ecco, il film è tutto qui e Lunerti è bravo a lasciare in sospeso quella sensazione di malinconia che permea tutta la storia; ma in effetti di memorabile rimane ben poco, dopo la visione di questo lavoro. Forse anche perché i protagonisti, sostanzialmente sconosciuti, non lasciano granché il segno (Stefano Abbati, Alberto Di Stasio, Fiammetta Carena, Francesco Capitano, Barbara Nay, Evelina Gori). Blues a profusione per la colonna sonora, firmata da Roberto Ciotti. Lunerti, che pure a conti fatti sa il fatto suo, tornerà dietro la macchina da presa solamente otto anni dopo: con L'accertamento (2001). 5,5/10.

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