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L'ultimo amore di Casanova

Regia di Benoît Jacquot vedi scheda film

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La recensione su L'ultimo amore di Casanova

di passo8mmridotto
7 stelle

Sarebbe stato giusto intitolarlo "L'unico amore di Casanova", stando all'autobiografia pubblicata postuma nel 1825.

Scritta tra il 1789 e il 1798,"Storia della mia vita" (Histoire de ma vie) rivela questo unico grande amore del celebre libertino veneziano, ben delineato dal regista Benoit Jacquot, incastonato in un film "drammatico", "sentimentale" e vagamente "erotico": "L'ultimo amre di Casanova" racconta di un uomo in età avanzata, ancora affascinante, rifugiato a Londra perchè braccato dai creditori per via della sua scellerata passione per il gioco d'azzardo.

Su consiglio del suo amico il Cardinale de Bernis, non conoscendo Londra, si reca in un bordello di lusso gestito da un francese e decide di fissare lì il suo quartier generale.

Nelle adiacenze del bordello, un parco frequentato da prostitute che si appartano tra la vegetazione per "incontri" occasionali.

E in quel parco, Casanova incrocia lo sguardo di una giovane e bella prostituta, Marianne de Charpillon, della quale si invaghisce.

Da quel momento, Benoit Jacquot racconta con grande impegno il "dernier amour" di Casanova, dirige con tratti decisi e appassionati Vincent Lindon (Giacomo) e Stacy Martin (Marianne) nella sfida amorosa, un duello romantico e malizioso, nonchè perverso, che potrebbe fare impazzire Casanova.

Marianne resiste al corteggiamento del suo maturo pretendente, non cede alle sue avances sempre più pressanti: potrà essere sua solo quando lui smetterà di desiderarla, ma ovviamente è solo una provocazione, Marianne è una prostituta, ma non le dispiacerebbe essere amata come una donna onesta e virtuosa.

Jacquot si sofferma a lungo su questo aspetto della autobiografia del Casanova, che rivela quanto egli abbia desiderato e amato Marianne, della quale conosceva ogni suo lato oscuro, osceno e cattivo, legato alla "professione" alla quale sua madre (Anna Cottis) l'aveva avviata.

Il regista dà la sua personale spiegazione di questa tardiva passione del poliedrico personaggio veneziano: "E' stata Marianne il suo primo e ultimo amore. Prima aveva avuto amicizie, complicità, forse anche delle relazioni amorose, ma mai un amore passionale. La passione in senso etimologico è pathos, qualcosa che ci fa soffrire. Leggendo il libro di Casanova, ci si accorge che prima di Madame de Charpillon questo tipo d'amore gli era estraneo".

E riesce a realizzare un fil nel quale solo alla fine ci si accorge che oltre la vicenda di Giacomo e Marianne non succede nient'altro che possa distogliere l'attenzione dai tentativi di seduzione di Giacomo e dai respingimenti sempre più "duri" di Marianne.

Il merito è anche di una sceneggiatura pressochè perfetta, curata dallo stesso Jacquot con la collaborazione di Jérome Beaujour e Chantal Thomas.

La fotografia di Christphe Beaucarne ci riporta fedelmente ai fasti e alle miserie della Londra del 1800.

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