Regia di Olivier Nakache, Eric Toledano vedi scheda film
Se la descrizione delle difficoltà dei personaggi 'Fuori dal comune' appare vivida e a tratti avvincente, così come funzionale è la messa in scena della formazione 'sul posto' dei vari assistenti, laddove l'intesa a pelle talvolta vale più di mille attestati, a convincere assai meno, sono le sottotrame.
«Se ti sbatti tua madre, Bruno non viene più». Questa frase terribile, altro non è che lo striscione che la madre e Bruno hanno affisso in casa per suggerire a Joseph una pronta risposta alla domanda irripetibile che rappresenta la più frequente delle sue stereotipie: Joseph è un ragazzone autistico e inoffensivo che, come spesso accade a tanti nella sua condizione, genera paura in chi - avvertendone la 'diversità' - reagisce bruscamente davanti ai suoi comportamenti stravaganti; e così, ogni volta che, spinto da un'altra delle sue pulsioni incontrollabili, suona l'allarme in metropolitana, Bruno deve correre a recuperarlo e a rassicurare le forze dell'ordine che nel frattempo lo hanno circondato in massa come fosse un maniaco omicida. Bruno lavora per "Le Silence des Justes", un'associazione che lui stesso ha fondato negli anni '90 e alla quale quotidianamente famiglie, medici o responsabili sanitari si rivolgono affinché prenda in gestione casi ritenuti estremamente complessi. Fino a quando, nel 2017, degli ispettori non decidono di indagare sulle dimensioni aumentate della struttura, sulla mancata preparazione professionale di alcuni dei lavoratori assunti e su altri cavilli burocratici fino ad allora ignorati.
In Hors Normes (letteralmente 'Fuori dal comune' titolo assai più centrato dell'internazionale The Specials, una volta tanto meritoriamente ripristinato nell'edizione italiana, seppur solo come sottotitolo), Éric Toledano e Olivier Nakache mettono in immagini le vicissitudini accadute veramente a due associazioni che lavorano da anni sul territorio parigino, scegliendo come protagonisti Vincent Cassel (Bruno) e Reda Kateb (ovvero Malik, responsabile di una realtà parallela dal nome "Le Relais"): la sincera attenzione dei due registi nei confronti del tema della disabilità è fuori discussione, sottolineata dalla scelta di far recitare anche persone realmente autistiche (Benjamin Lesieur, nel ruolo di Joseph); e se la descrizione delle difficoltà dei personaggi 'Fuori dal comune' appare vivida e a tratti avvincente, così come funzionale è la messa in scena della formazione 'sul posto' dei vari assistenti, laddove l'intesa a pelle talvolta vale più di mille attestati, e dove l'attenzione ai suoni, ai dettagli o ai singoli gesti può risultare determinante per la comprensione di una necessità o di una difficoltà percepite come insormontabili, a convincere assai meno, sono le sottotrame: sia i tentativi falliti di Bruno/Cassel di crearsi una vita privata (con le stucchevoli gag sullo shidduch ebraico), che anche gli approcci tra il nuovo assistente Dylan e la logopedista Ludivine, risultano banali, ripetitivi e affatto originali.
Ne risulta un film che, al netto dell'evidente trasporto e del messaggio sacrosanto messo in bocca ad una dottoressa la quale, interpellate dagli ispettori, sottolinea come il lavoro di queste associazioni vada al di là dei protocolli ma meriti un encomio perché ottiene risultati sul campo che gli danno ragione [l'alternativa la maggior parte delle volte è la contenzione], appare piacevole, spesso divertente, ma discontinuo e con un buon quarto d'ora di troppo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta