Regia di Francesco Carnesecchi vedi scheda film
La regia spinge brutalmente sul pedale del grottesco, manda l’Armata Brancaleone di attori dilettanti in un overacting che è solo spremitura laringea e rende un pessimo servizio a quello che avrebbe potuto essere un apologo sul riscatto delle periferie urbane.
Come finirà la partita che si disputa in un campetto della periferia romana e che potrebbe dare la gloria al giovane Antonio, fenomeno dello Sporting Roma, la prima soddisfazione al suo allenatore, il denaro a suo padre, indebitato fino al collo, o al presidente della squadra, costretto a mettere una pezza a causa dei danni fatti da un figlio tossico? Non lo anticipiamo per non spoilerare, ma possiamo dire come finisce il film, che ricorda un dimenticato film di quasi vent’anni prima, Cecilia di Antonio Morabito. Come in quella occasione, anche la regia spinge brutalmente sul pedale del grottesco, manda l’Armata Brancaleone di attori dilettanti in un overacting che è solo spremitura laringea e rende un pessimo servizio a quello che avrebbe potuto essere un apologo sul riscatto delle periferie urbane.
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