Regia di Cédric Kahn vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2019 - SELEZIONE UFFICIALE Farsi del male in famiglia.... Il compleanno di una madre settantenne, induce due dei tre figli e la prole di alcuni tra essi, a riunirsi nella bella villa di campagna per celebrarne la ricorrenza. La circostanza imprevista e bizzarra che, oltre ai due figli della coppia, si presenti dal nulla dopo mesi senza aver fornito notizie di sé, la primogenita - figlia di primo letto della festeggiata, la quale, in assenza della genitrice, si occupa della figlia di lei, ovvero sua nipote adolescente - non farà pregiudicare un'armonia da tempo già latente, ma mai davvero compromessa grazie alla sporadica frequentazione che da tempo contraddistingue i rapporti tra i membri della famiglia. Sempre piuttosto attento nei confronti delle più intime sfaccettature familiari e di coppia (ma ad esempio "L'economie du couple" raggiungeva ben altro spessore), Cédric Kahn ci riprova, a sondare le nevrosi, a stento trattenute, che vengono a galla, maturano, mutano in scontri accesi tra i membri di una famiglia disomogenea e male assortita ove il rancore finisce per tracciare solchi che il tempo difficilmente potrà ricoprire.
E tra eredità mal gestite, imbarazzi per carriere mai avviate, ripicche, rivendicazioni a senso unico, sogni infranti nel dolore della follia, segreti che vengono a galla nel momento peggiore, Kahn - qui anche attore, come spesso succede nei film che dirige - si prodiga ed impegna a tenere alto il ritmo di una storia che non rinuncia a tutti quanti i luoghi comuni del dramma familiare, per tenere alta e scandire in un calcolato crescendo, la tensione e lo sviluppo drammatico della storia. E i bravi attori di cui si circonda, recitano ognuno la medesima parte in cui li abbiamo visti impegnarsi mille altre volte, con la Deneuve madre e nonna-chioccia che tutto sopporta e tutto tollera fino a farsi carico di colpe tutt'altro che esclusivamente sue, e Vincent Macaigne impegnato a delineare i tratti di un'altra figura irrisolta, stolta, ingenua e comicamente e dolorosamente inaffidabile.
Il film, appesantito da recite di bambini che si vogliono improvvisate, ma che racchiudono verosimilmente un impegno per cui un mese intero non sarebbe probabilmente sufficiente, non è certo in grado di farsi riconoscere per originalità di racconto e situazioni, dai molti altri film di ogni origine e provenienza incentrati su riunioni di famiglia. Senza citare gli estremismi di Festen, e restando in ambito "Deneuve", basti pensare a quel gioiello un po' dimenticato di "Speriamo che sia femmina" di Monicelli, per seppellire senza indugio questo piccolo corretto film corale, privo di ogni sussulto di originalità.
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