Regia di George P. Cosmatos vedi scheda film
Rivisitazione dell'eccidio delle Fosse Ardeatine con tesi aggiuntiva sulle pretese responsabilità di Pio XII.
E' un film pesante e stracco, nonostante le aspettative, e le possibilità offerte dal cast di prim'ordine. Ho dovuto cioè constatare che proprio non ingrana, e che non è neppure sensazionalistico come ho letto nella scheda. E' un'opera puntellata solo dall'interesse per l'argomento trattato, comunque venga fatto, pagina dolorosissima della storia italiana e ancora fonte di polemiche. Cosmatos dirige in modo scolastico, piatto, senza riuscire a imprimere ritmo o forza ad avvenimenti di per sé fortissimi. Solo qualche scena, come il duetto Burton-Mastroianni sta bene in piedi, ma solo per merito degli interpreti. Per fare un paragone su come si può trattare un argomento simile con ben altri risultati, basta guardarsi "Katyn" di A. Wajda. Tutta un'altra musica.
In ogni caso, è un film che vuole portare un messaggio, e non si fa fatica a capire dove vuole andare a parare. L'opera si inserisce nel prolifico filone iniziato dal nulla con il dramma teatrale "Il vicario" (1963) di Rolf Hochhuth, nel senso che durante e dopo gli avvenimenti storici - fino appunto al 1963 - a nessuno era venuto in mente di accusare Pio XII di connivenze con il nazismo, men che meno agli stessi ebrei. Lo insignirono infatti, a guerra finita, del titolo "Giusto tra le nazioni" per l'aiuto concreto che aveva dato al popolo ebraico durante le persecuzioni. Se dunque "Il vicario" lo accusò poi di complicità o acquiscenza nello sterminio degli ebrei, questo film di aver invece approvato l'eccidio delle Fosse Ardeatine. E' un'accusa infamante priva di qualunque fondamento storico.
Nel frattempo sono stati aperti gli archivi vaticani, invocata con i tamburi dagli accusatori, che poi però non ne hanno consultato i documenti. Sono anche usciti diversi studi sui rapporti tra regime nazista e Chiesa Cattolica, che erano di inimicizia assoluta e reciprica. Una di queste testimonianze è le "Conversazioni a tavola di Hitler", o diverse deposizioni di ex-gerarchi nazisti che presero parte agli avvenimenti. Non mi posso dilungare su questo, ma "Rappresaglia" lancia questa gravissima accusa contro Pio XII: sapeva, poteva fermare il massacro, ma non volle farlo. Il papa avrebbe pensato di usare Hitler per sconfiggere il comunismo ateo. La neopagana Germania nazista, antiebraica e anticristiana, sarebbe stata "il baluardo per fermarlo...". Come per vigliaccheria, nella pellicola non viene mai pronunciato il suo nome, e vi si allude solo con l'appellativo "Santo Padre" o "Papa". Per sostenere questa tesi temeraria, sarebbero stati necessari documentati studi storici, e non un semplice romanzo, che rimane appunto un romanzo. Sembra buffo, ma nel film il gerarca nazista Kappler, intepretato da Burton, con i suoi dubbi di coscienza, fa una figura migliore di Pio XII.
Per riassumere: messi da parte i pur pesanti rilievi sulla tesi del film, esso mi sembra comunque un'occasione sprecata per raccontare con vera incisività la tragedia delle Fosse Ardeatine. Gli unici a salvarsi sono gli attori, cioè Mastroianni, Burton e il pure bravo Montagnani.
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