Regia di Michael Powell, Emeric Pressburger vedi scheda film
Costretti ad attendere il technicolor per Scala al paradiso, Powell e Pressburger, allora, mettono su un gioiellino meraviglioso in bianco e nero, per la maggior parte ambientato nel paesaggio selvaggio e magnifico delle Ebridi scozzesi, splendidamente riprese, che ha molti punti di contatto con il precedente Un racconto di Canterbury.
Joan Webster, interpretata da Wendy Hiller che ha preso il ruolo inizialmente pensato per Deborah Kerr, fin da bambina sa dove sta andando e che cosa vuole ottenere dalla vita. Per avere il meglio, ha deciso di sposare un ricco industriale di mezza età, che deve raggiungere nell'isola di Killoran, dove risiede, per le nozze. Giunta sull'isola vicina di Mull, le è impedito raggiungere il promesso sposo per via del tempo inclemente che rende il mare burrascoso. Costretta a soggiornale a Mull, nell'attesa del bel tempo, Joan si innamora dell'ufficiale di marina in licenza Torquil McNeil, interpretato da Livesey che, impegnato a Londra in teatro, mai raggiunse la Scozia dove fu impiegata una controfigura. Anche lui è diretto a Killoran, antico possedimento della famiglia ora ceduto al ricco industriale. Contro la volontà del suo cuore e della natura, Joan decide comunque di imbarcarsi, corrompendo un giovane del posto, incurante dei pericoli del mare in tempesa. Torquil, nonostante sia contrariato, si imbarca anche lui, consapevole del rischio che corrono.
I Know Where I'm Going, il cui titolo riprende una bellissima canzone tradizionale scozzese e irlandese che apre e chiude l'opera, racconta di una storia di amore, sì tradizionale e risaputa, ma scritta, diretta e interpretata magnificamente, in cui tutto è perfettamente al posto giusto e tutto funziona egregiamente. All'amore di comodo, pianificato scrupolosamente come tutte le cose nella vita di Joan, per l'industriale, appettibile solo per il denaro (infatti in due non si vedono mai insieme e dell'uomo si sente solo la voce) si contrappone l'amore del cuore, che sboccia quando e dove meno te lo aspetti, che sconvolge tutti i piani, e a cui è sciocco, oltreché impossibile, resistere.
La scoperta del vero sentimento avviene nel paesaggio incontaminato e rurale delle isole scozzesi, che ha una funzione analoga a quello delle campagne del Kent di A Canterbury Tale, e cioè quella di risvegliare sentimenti naturali e semplici, ma maggiormente "umani", in personaggi che hanno sacrificato se stessi alle richieste della società moderna. E allora l'innamoramente coincide colla scoperta delle bellezze di quel posto bello e primitivo, colle sue danze e i canti in gaelico e gli strani e bizzarri personaggi, gentili e rudi al contempo, come l'ambiente che abitano. E come nel film precedente sul presente si riverberava la tradizione antica dei pellegrini diretti a Canterbury, qui è il mito con le sue leggende e maledizioni a udirsi ancora tra gorghi e manieri.
In definitiva un capolavoro bellissimo che parte in maniere veloce e frizzante come una screwball comedy con trovate magnifiche e divertenti (il cappello a cilindro che si dissolve nel fumaiolo della locomotiva, il sogno bizzarro di Joan in cui il paesaggio scozzese si ricopre di tartan) per poi cedere il passo allo splendore naturalistico delle isole scozzesi, mostrando «the profound effects of nature on people, and that fact the universe can be wondrous and magical place if one keeps open to its vast mysteries».
Il critico Barry Norman lo ha incluso nei 100 migliori film di tutti i tempi, mentre Martin Scorsese ha detto: «I reached the point of thinking there were no more masterpieces to discover, until I saw I Know Where I'm Going».
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