Regia di Matthieu Delaporte, Alexandre de La Patellière vedi scheda film
I due registi ripetono il dispositivo degli equivoci di Cena tra amici. Ma dopo un quarto d’ora il gioco si infiacchisce, diventando del tutto inverosimile, e il film precipita in un banale e piagnucoloso buddy movie nel quale si affastellano diversi ingredienti che sembrano finalizzati soltanto a ispessire una trama debole e ripetitiva.
Due amici, che più diversi non potrebbero essere – irresponsabile, vulcanico e brioso l’uno (Bruel), timidissimo, dimesso e con un buon lavoro da ricercatore l’altro (Luchini) –, si trovano in una condizione paradossale per via di un equivoco. A causa di uno scambio di persona, uno dei due sa che l’altro ha un cancro, ma l’altro pensa che la cosa riguardi l’amico. Sicché, nell’inversione di ruoli, i due cercheranno di godersi la vita finché possono.
De La Patelliere e Delaporte si erano fatti notare per l’ottimo Cena tra amici (diventato, in Italia, Il nome del figlio, nel remake di Francesca Archibugi). Qui ripetono il dispositivo degli equivoci rimettendo lo stesso protagonista al centro della scena (Bruel). Ma dopo un quarto d’ora il gioco si infiacchisce, diventando del tutto inverosimile, e il film precipita in un banale e piagnucoloso buddy movie nel quale si affastellano diversi ingredienti (i rapporti difficili col padre dell’uno, quelli con la ex moglie dell’altro) che sembrano finalizzati soltanto a ispessire una trama debole e ripetitiva.
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