Trama
A seguito di un enorme malinteso, due amici decidono di riprendersi tutto il tempo che hanno perso e di godersi il meglio dei giorni che verranno.
Approfondimento
IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE: RIDERE DEL LUTTO
Diretto e sceneggiato da Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte, Il meglio deve ancora venire racconta la storia di Arthur e César, due uomini legati tra loro da una profonda amicizia di lunga data. In conseguenza di un grosso malinteso, che porta ognuno di loro a essere convinto che l'altro sia in fin di vita, decidono di recuperare tutto il tempo perduto e di trascorrere insieme i giorni che verranno.
Con la direzione della fotografia di Guillaume Schiffman, le scenografie di Marie Cheminal, i costumi di Anne Schotte e le musiche di Jérôme Rebotier, Il meglio deve ancora venire è stato così presentato dai due registi in occasione della partecipazione al Festival di Roma 2019: "Come si può far ridere con il lutto? Come ci si accosta al senso di perdita e lo si tratta in forma di finzione rifiutando di utilizzare le armi del dramma? Autori di commedie, abbiamo sempre cercato di irrorare i nostri progetti con le nostre esperienze personali, consapevoli che spesso è più giusto prendersi gioco di se stessi, delle proprie traversie e del proprio ambiente, per riuscire a commuovere. Cena tra amici, il nostro primo film, è stato per noi una fotografia, o meglio una radiografia, di una famiglia borghese parigina infagottata nelle sue contraddittorie certezze, sulla soglia dei quarant'anni, della nascita dei figli, in un periodo della vita in cui si rivolge ancora lo sguardo verso l'infanzia per regolare i conti con se stessi e comprendere che cosa si è diventati. Una famiglia come le nostre, disfunzionale, esasperante, ma toccante nella sua capacità di riconciliarsi malgrado le illusioni perdute. Siamo invecchiati come i nostri personaggi. E, come chiunque passi dall'altro versante della montagna della quarantina contemplando l'altro lato con un misto di angoscia e di perplessità, le nostre vite sono state attraversate da lutti. Abbiamo perso amici e famigliari e questo sentimento di perdita è diventato centrale nelle nostre esistenze. Avvicinandoci ai cinquant'anni, questa materia nuova, grezza, intensa, complessa, è giunta a sconvolgere il nostro immaginario: d'ora innanzi non avremmo più potuto parlare della nostra generazione e dell'ironia delle nostre vite senza essere costantemente riassaliti dal quesito della morte che si avvicina. Invece di fuggirla e di eluderla – essendo la scrittura a quattro mani di per sé una pratica psicoanalitica piuttosto divertente – abbiamo deciso di affrontare di petto il tema, consapevoli che al di là della nostra sensibilità nulla è mai più divertente di quello che ci fa realmente paura e che il dramma è l'unica materia valida della commedia".
Hanno continuato: "Abbiamo impiegato del tempo, intrapreso un lungo processo di sviluppo per trovare l'asse, la porta di accesso alla nostra storia che ci permettesse di rivoltare il guanto, per tentare di parlare del senso di perdita imminente senza pathos, per tentare di descrivere i percorsi interiori di tutti noi – siano essi nella grandezza o nella piccola mediocrità – nel modo più acuto possibile. La sfida era complessa poiché come si fa ad evitare la tautologia quando il tema è di per sé così forte? Come ci si posiziona nel cuore del soggetto senza dare l'impressione di parlarne? Dunque abbiamo trascorso dei mesi a cercare di farci ridere, nell'intimità della nostra stanza di lavoro, parlando soltanto di temi urticanti, di tumori, di funerali, di ospedali e di angosce esistenziali. I due personaggi principali, Arthur e César, si sono piano piano delineati. Due amici d'infanzia, due destini agli antipodi: il giovane ricco di famiglia al quale era stato promesso il paradiso e che ha passato la vita a organizzare la sua perdita con eleganza e il figlio di genitori poveri che ha salito i gradini della rivalsa sociale partendo in quarta, ma che è incapace di godere di qualsiasi cosa perché troppo angosciato all'idea di retrocedere a quello che era. Una cicala e una formica, due facce della stessa medaglia, il cui segreto dell'amicizia risiede nella loro fondamentale differenza: ammirando ciascuno segretamente nell'altro il suo incomprensibile rapporto con la vita. All'inizio della storia, Arthur, ricercatore all'Istituto Pasteur, viene a sapere che il suo amico César, uomo d'affari squattrinato, è affetto senza saperlo da una malattia incurabile che non gli lascia più di qualche mese di vita. E questo è Arthur, depositario di una terribile informazione che gli fa pensare alla sua stessa fine. Come è possibile che César, che incarna la vita, l'energia, l'infanzia immutabile, la seduzione e la forza, sia destinato a scomparire? Pietrificato dall'angoscia, Arthur convoca César per informarlo. Ma, il giorno convenuto, all'ora convenuta, completamente scosso da un César che gli annuncia, felice come una Pasqua, di aver finalmente incontrato l'amore della sua vita e che sta per diventare padre, Arthur commette un lapsus irreparabile: anziché capire che è lui ad essere condannato, César comprende il contrario. E in un secondo, è già troppo tardi. Prigioniero di un malinteso che si trasforma in menzogna, Arthur tenta disperatamente di guadagnare tempo prima di affrontare la realtà. Persuaso che Arthur stia per morire, César decide di fargli vivere gli ultimi giorni più belli della sua esistenza… Ed ecco che ha inizio, tra Parigi, il sud della Francia e Bombay, un'avventura umana che li condurrà nel cuore della loro storia comune".
"Da ultimo - hanno concluso i due - c'era anche il desiderio antico di riunire e filmare due magnifici attori che ci sono cari, Fabrice Luchini e Patrick Bruel. Al di là del piacere di elaborare una partitura per questi due grandi solisti, c'era l'ambizione di mettere insieme due energie contrarie che creassero d'acchito un concerto a due voci di ampiezza estrema: dalla musica classica a quella barocca, passando per il punk, poiché al di là del loro statuto, questi due non hanno altri limiti se non la loro libertà. Il meglio deve ancora venire è un film sull'amicizia e la morte, ma è soprattutto, ci auguriamo, una buffa celebrazione della vita, con tutto quello che ha di crudelmente ironico e di terribilmente bello".
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Commenti (11) vedi tutti
Divertente e commovente insieme. Bravi i due protagonisti
commento di Artemisia1593Quando l'equivoco si prolunga nel tempo diventa un idiozia.
commento di gruvierazFilm ovviamente di Riflessione e con un bel finale,aperto ...! voto.6.
commento di chribio1L'unica pecca che trovo è che l'equivoco che fa da assunto iniziale è un po' tirato per i capelli. Una volta che il film decolla diventa bellissimo: ancora una commedia francese in grado di deliziare per bravura degli attori e per eccellente messa in scena. Ben dosato il mix tra divertimento e drammaticità, che a tratti si fondono allo stesso tempo
commento di silviodifedeUna buona commedia drammatica francese anche se il soggetto sul quale si basa, quello dell'equivoco, non è che sia molto originale. La sceneggiatura ci si appoggia troppo nella prima parte ed una sforbicita di almeno un quarto d'ora avrebbe sicuramente giovato a tutto l'impianto dato che il film decolla decisamente nella seconda.
commento di bombo1I due registi ripetono il dispositivo degli equivoci di Cena tra amici. Ma dopo un quarto d’ora il gioco si infiacchisce, diventando del tutto inverosimile, e il film precipita in un banale e piagnucoloso buddy movie nel quale si affastellano diversi ingredienti che sembrano finalizzati soltanto a ispessire una trama debole e ripetitiva.
leggi la recensione completa di barabbovichQui la parte della storia che deve far sorridere e dare respiro e la parte seria, a volte con venature drammatiche, armonizzano bene l'una con l'altra, rendendo il dipanarsi della trama fluido e scorrevole, senza stacchi, cosa che in genere nei film agrodolci non sempre riesce altrettanto bene. Ottimo oltre Fabrice Luchini anche Patrick Bruel.
commento di articolotreUna bella storia d'amicizia dove si fonde il tragico con il comico grazie anche ad un simpatico equivoco a cui ruotano tutte le azioni conseguenti
leggi la recensione completa di Infinity94meno originale e riuscito di un film analogo come "Truman", il film di La Patellière & Delaporte si fa comunque guardare per l'ottima intesa tra i due attori protagonisti.
commento di giovenostaCommedia ironica e struggente. Da vedere.
leggi la recensione completa di racheleFabrice Luchini e Patrick Bruel sono amici fin dal liceo e quando il primo, un professore-ricercatore, ormai quasi sulla sessantina che sulla cinquantina, scopre che al secondo gli resta poco da vivere, quest'ultimo, che fra i due è il più divertente e scanzonato, capisce il contrario e cerca di allietare l'amico con follie e trovate varie.
leggi la recensione completa di Marco Poggi