Regia di David Evans vedi scheda film
Bellissimo film sul morbo del tifo calcistico che ha tutto quello che serve per farmelo piacere.
Il nucleo centrale della storia è la nascita e lo sviluppo della passione calcistica di Paul nei confronti dell'Arsenal, squadra storica e altrettanto sfigata del nord di Londra che dopo la trionfale stagione del 1971 nella quale si aggiudicò campionato e coppa rimase a secco di successi per ben 18 stagioni fino al 1989, anno in cui la storia si svolge.
Ampio spazio nel film viene dedicato all'infanzia di Paul mediante l'uso di efficaci flashback che ci danno la descrizione di quella passione tramandata da papà negli anni dei pantaloni a zampa di elefante e le folte chiome, una passione che condizionerà la sua esistenza e nei momenti in cui egli ci racconta con i pensieri cosa significa avere questa specie di malattia c'è solo da inchinarsi davanti a Nick Hornby, autore del libro e di uno script così sincero e verosimile: "In quel momento nient'altro conta e il fatto che tu sia li per dare il tuo contributo con la tua voce, la tua presenza, lo rende speciale", "Non è solo un gioco! Non dirmi quella cazzo di frase", "Abbiamo giocato una buona stagione, ma non abbastanza per esser ricordati", una vera e propria bibbia del tifo che non si limita però a parlare di calcio ma riesce soprattutto ad integrare il racconto con l'esistenzialismo e l'abbandono dei sogni dei protagonisti, non è un caso che Paul si rende conto che la sua relazione con Sarah è più importante della vittoria in campionato proprio nel momento in cui il traguardo tanto atteso si sta per concretizzare all’ultima partita, all’ultimo tiro dell’ultimo secondo di gioco con lo storico goal del brutto anatroccolo Michael Thomas in quel di Liverpool, è altrettanto vero che la ragazza comprende finalmente cosa significa far parte di una famiglia di tifosi trovandosi ad Highbury nel momento del trionfo immersa in un esplosione biancorossa.
Colin Firth al suo primo film importante è in simbiosi perfetta con il compagno di curva Mark Strong, personaggi caratterizzati con sentimenti opposti: pessimista inguaribile il primo e ottimista cosmico il secondo come due pezzi di un unico puzzle che si compensano e si sopportano in nome della passione comune per l’Arsenal.
Interessante non solo per chi tifa di brutto ma soprattutto per chi non comprende tale mania: il film è veloce recitato benissimo da tutti e montato anche meglio, vale davvero una visione per comprendere cosa ci spinge ogni volta a piangere e gioire per ventidue anime che corron dietro ad un pallone per un'ora e mezza o due in caso di supplementari.
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