Regia di Roger Spottiswoode vedi scheda film
Giunto al 18esimo capitolo, la saga dell'agente con licenza di uccidere è appena su un gradino inferiore rispetto al precedente 'GoldenEye', anch'esso interpretato dall'attore irlandese Pierce Brosnan, al quale va dato atto di aver rilanciato la serie, dopo i due non entusiasmanti film con Timothy Dalton.
Dopo il solito preambolo, si 'parte' con dei bei titoli di testa che, a mio avviso, avrebbero funzionato ancor di più in una visione tridimensionale; in successione, come di consueto, viene presentato il cattivo di turno, il suo piano con la classica suddivisione manichea - necessaria per un prodotto di largo consumo come questo - tra buoni e cattivi e le mirabolanti performance dell'agente tutto d'un pezzo che, grazie a bravura e gadget ipertecnologici forniti dall'impagabile Q, (Desmond Lewellyn) 'salverà il mondo' dalla disinformazione.
Il canadese Roger Spottiswoode ha alle sue spalle delle ottime credenziali come montatore di alcuni capolavori di Sam Peckinpah - 'Cane di paglia' e 'Pat Garrett e Billy Kid' - e le mette abilmente a frutto nella costruzione delle singole sequenze di azione pura e dando un ritmo spedito a tutto il film.
Certo, con una sceneggiatura che è poco più di un espediente e una serie che deve per forza rimanere entro determinati parametri, è forse il massimo che si poteva pretendere.
Il cattivo, nonostante la buona volontà di Jonathan Pryce, non è particolarmente memorabile, a differenza dell'atletica Bond Girl Michelle Yeoh e soprattutto di Teri Hatcher nel ruolo di Paris Carver, il cui corpo trovato senza vita su un letto potrebbe essere una citazione da 'Goldfinger', dove Shirley Eaton - Jill Masterson faceva una fine analoga, proprio per aver tradito il marito-boss.
Voto: 6/7.
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