Regia di Andrew Jones vedi scheda film
Un derivativo (e inutile) horror del filone demoniaco con a capo L'esorcista. Girato svogliatamente, su una sceneggiatura debole e priva di originalità.
Dal Vaticano viene inviato padre Richard (Lee Bane) in un convento di Earling (Iowa, Stati Uniti) per occuparsi di un presunto caso di possessione. Anna Ecklund (Tiffany Ceri), già esorcizzata undici anni prima quand'era quattordicenne, mostra di nuovo i sintomi ed è sotto stretta sorveglianza della madre superiora e di padre Theo (Jeff Raggett).
Andrew Jones è un giovane cineasta inglese (classe 1983) appassionato di horror e dalla già nutrita filmografia. Anche se quasi nulla -tranne questo inguardabile The exorcism of Anna Ecklund- è arrivato in Italia. Certa curiosità, sbirciando nel suo curriculum, provoca la coppia di film incentrata sul classico bambolotto assassino (Robert e The curse of Robert doll), stando alle brochure evidentemente in debito con Chucky e Annabelle. Perché sembra -stando a questo film- che una tendenza di Jones sia prendere spunto (copiando al limite del plagio, ad iniziare dal titolo) da tematiche di genere più o meno in voga. Qui il riferimento -più che all'Esorcista- va al notevole film di Derrickson, The exorcism of Emily Rose (2005), in anni più recenti ricalcato in più contesti con lavori dal risultato oscillante tra mediocre (The crucifixion), scarso (Blackwater valley exorcism, The exorcism of Molly Hartley) e pessimo (L'ultimo esorcismo e questo The exorcism of Anna Ecklund). Stando alla manciata di pellicole citate, se ne deduce che il Diavolo, nel XXI Secolo, fa più poca paura. Anzi, fa quasi pena. Colpa, ad onor del vero, di sceneggiatori e registi incapaci di sfruttare il potenziale del sottofilone horror, pressoché caratterizzato dall'inevitabile confronto con il capolavoro di Friedkin (L'esorcista) film - a distanza di 45 anni- tutt'oggi irraggiungibile. Per tornare sul lavoro di Jones, si può notare quanto l'autore (regista e sceneggiatore) non abbia qui nulla da dire, limitandosi di fatto a riproporre cliché obsoleti già negli Anni '80: turpiloquio della posseduta, dialoghi in latino sputati senza stile da un demonio in pessima forma, grida e urla di una assatanata cecata e affetta da coprolalia... e naturalmente l'immancabile esorcismo, portato avanti da una madre superiora, due suore e i preti protagonisti (legione contro legione!). Gli effetti speciali si limitano a un paio di lenti a contatto che celano l'iride, applicate alla sventurata Tiffany Ceri, mentre per raggiungere il pur scarso metraggio (circa settantacinque minuti) la sigla iniziale (oltre dieci minuti) si alterna con patetici spasmi della posseduta che si contorce nel letto. Anche i titoli di coda si portano via più di dieci minuti, lasciando -al netto del girato- un film che dura circa un'ora. Durante la quale è pressoché impossibile farsi coinvolgere dagli attori sprovveduti e improvvisati, costretti a seguire una sceneggiatura che più scontata non si può. La versione doppiata in italiano, a livello di un porno da cassetta, rende ancora più sofferta la visione.
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