Regia di Susanne Bier vedi scheda film
Intendiamoci, per chi ama il genere (castrastofi, zombie, epidemie varie) che comportano la regressione sociale e tecnologica e la ristrutturazione della società in piccoli gruppi, con vite irte di difficoltà, distantissime dalle precedenti, il film è interessante, costituendo l'ennesima variazione sul tema. Dopo due anni e mezzo di covid e la guerra in atto, vedere questo film implica un tasso di emotività superiore. Tuttavia, l'esito finale del film, a mio avviso, non è all'altezza della precedente narrazione ed in effetti vi sono pure incoerenze precedenti. Forse ho compreso male, ma all'inizio del film la forza "suicidante" e "suicidiaria" passa da persona a persona, ma poi in realtà la sua forza patogena risulta essere ambientale. Poi per alcuni soggetti, la patologia si traduce in intenti violenti riflessivi, mentre in altri malati in condotte aggressive verso terzi. Poi ci sono gli immuni e tale loro fortunata condizione si abbina o alla pazzia (almeno così si dice), oppure a ragioni non chiarite che li induce però ad essere violenti nei confronti di coloro che temono il contagio.
Ho sempre pensato che qualsiasi film di fantascienza o fantapolitica possa funzionare solo se ha una coerenza logica interna.
Ecco, ripensandoci e nonostante abbia visto il film fino in fondo, ho cominciato a riflettere su alcune illogicità, culminate in un finale appeso.
A consuntivo, forse il profilo più interessante del film e la sovrapposizione dei piani temporali e narrativi, che è sapientemente miscelata al punto da non creare confusioni nello spettatore, che sa sempre in che momento cronologico della storia si trova.
Fantastico, come sempre, John Malkovich: riesce ad essere aderente al personaggio sempre e ho sempre pensato che sia stato sempre sottovalutato (in un certo senso e in senso relativo)
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