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Parasite

Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Parasite

di axe
7 stelle

La famiglia Kim vive in uno squallido seminterrato di Seul, e tira avanti tra piccoli espedienti; nessuno dei quattro - padre, madre, due figli - ha un lavoro stabile e/o ben remunerato. Ad uno dei membri, il giovane Ki-Woo, si presenta una buona occasione, quella di divenire l'insegnante d'inglese di Da-Hye, una ragazza figlia di due ricchi borghesi. Approfittando della bontà un po' ingenuta della mamma di Da-Hye, il ragazzo riesce a far assumere la sorella come psicologa esperta in arteterapia per il rampollo della famiglia, Da-Song. Da quel momento, è ... un gioco da ragazzi far entrare nell'entourage il papà come autista e la mamma come governante. Tutto gira bene per i Kim, che hanno l'occasione percepire buoni stipendi e godere un po' la vita alle spalle della ricca famiglia Park. Ma non sono i soli ad avere, contemporaneamente, difficoltà economiche e molta inventiva; il destino, nei panni della precedente governante, fatta cacciare con un inganno, bussa alla porta della magione nella quale si sono installati. Ho visto con piacere questo film pluripremiato, dopo che in molti me ne hanno parlato benissimo. Ne ho apprezzato tematiche, messa in scena ed alcune trovate. La famiglia Kim è abituata a vivere di espedienti ed accetta ciò con una maldisposta rassegnazione; i membri collaborano tra loro per la sopravvivenza ed il progresso della "comunità". Approfittando della presunta faciloneria di una famiglia benestante raggiungono un traguardo che fa pensare ad una rivalsa di ogni classe "inferiore", rappresentata nei nostri tempi da coloro che, per sorte avversa o difficoltà di "nascita", sono costretti a vivere nell'insicurezza e nella precarietà più assoluta. Ma la direzione che prendono gli eventi dopo il colpo di scena di metà film, il quale introduce personaggi nelle medesime condizioni, rende evidente che non è così. Non è possibile alcuna solidarietà tra i bisognosi; le due "comunità", volendo ciascuna godere in esclusiva del particolare legame con la ricca famiglia borghese, si scontrano, fino a conseguenze estreme, di cui il regista dà conto con sequenze d'azione serrata e sanguinosa. Dall'altra parte della "barricata" è la famiglia Park, rappresentante di un'alta borghesia vanesia e cinica. Ta gli adulti, il signor Park è concentrato sulla carriera; ma non trascura, pur non dedicandogli la giusta attenzione, la cura per i figli; la coniuge, una casalinga la cui personalità è annichilita dal "decisionismo" del marito, educa la prole per interposta persona, non avendo evidentemente la sicurezza per farlo da sè; si preoccupa, però, di salvare le apparenze. Essi hanno, nei confronti dei "sottoposti", un atteggiamento sempre educato. Ma sono consapevoli di non poter condividere nulla con loro, ed anzi, ne hanno a volte ribrezzo. Emblematica è, a tal proposito, nel culmine dello "scontro finale", la scelta del capofamiglia Park, il quale mostra assoluto disinteresse per le conseguenze più gravi della tragedia in atto, e ne paga le conseguenze. Ho apprezzato il racconto per buona parte della sua durata, ma non per la sua conclusione. Il regista Bong Joon-Ho conduce i suoi personaggi verso un tragico destino forse inevitabile, scegliendo però una truculenza che ritengo eccessiva. Alla fine, non rimane che desolazione. Gli ultimi, rimangono ultimi. Chi sopravvive, non può che consolarsi con speranze che in cuor suo sa essere senza possibilità di realizzazione; ai "primi", travolti dalla tragedia, seguono altri "primi", ignari, o forse no, del tanto dolore legato alla magione teatro degli eventi. Come ho già scritto, il film mi è piaciuto, ritengo di buon livello recitazione e colonna sonora; ma non mi sento di condividere il giudizio di chi lo considera un capolavoro assoluto. Per i motivi che ho scritto sopra, non ho, in particolare, apprezzato la conclusione, che non dà seguito all'originalità della sceneggiatura, e copre tale scelta con abbondanti dosi di sangue e violenza.

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