Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
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Dalla Corea un'altra lezione di stile, di interpretazione e di direzione. In Italia sarebbe diventato un film simil neorealistico, melodrammatico. La guerra tra i poveri è ormai una questione internazionale dato che l'1% della popolazione mondiale detiene un potere economico equivalente a quello del 70% della stessa. Con un'estetica nitidamente pop che ricorda a tratti Tsai Ming Liang che, va ricordato, è uno tra i più grandi registi mondiali viventi, è un film denuncia moralmente (non moralisticamente) orientato che, purtroppo, si può facilmente prestare ad essere strumentalizzato dalla propaganda capitalistica per far passare il messaggio fasullo che nei piani alti sanno del nostro malessere. Fare un film ha dei costi notevoli e chi se li assume è tutt'altro che un filantropo. Chi può cavalcare la bestia? Ci vorrebbe uno scacchista come Kubrick o un genio come Bunuel. A proposito di Bunuel, questo film mi ha ricordato un po' l'atmosfera metafisica dei suoi film e, in particolare, di Viridiana che si conclude allo stesso modo con una catastrofe. il finale è chiaramente un'invocazione alla solidarietà umana, rivolta verso certi trasgressori della legge.
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