Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Detesto fortemente rinnegare le mie idee passate, per molti è sinonimo di maturazione e coraggio nel mettersi in discussione, per me è solo un segnale di debolezza e umiliazione nel dover dare ragione all'altro o ad un'idea che non mi appartiene e ciò mi manda tremendamente in bestia; innanzi alla visione di Parasite di Bong Joon-ho (2019), purtroppo devo rettificare un paio di miei concetti espressi in passato, cioè :
- Cannes è in declino netto e Venezia l'ha superato.
- Bong Joon-ho di grande ha solo il conto in banca.
Riguardo al primo punto essendo un forte patriota mi secca enormemente dire che il festival copione di Venezia sia nuovamente tornato davanti e quest'anno la differenza qualitativa tra i due vincitori è veramente grande, visto che a differenza di Joker di Todd Phillips, il film del regista Sud-Coreano veramente porta avanti il cinema.
Sul secondo punto non sono in effetti il commercialista, né il gestore delle finanze di Bong per disquisire sul suo conto in banca, forse in effetti il regista ha veramente un sacco di soldi dati gli incassi dei suoi film (a differenza del genio Kim Ki Duk che ha fatto e continua a fare la fame), ma Parasite a differenza degli interessati ma molto esaltati Snowpiercer (2015) e Okjia (2017), ci si accorge subito che è un grande film.
Proseguendo il discorso sulla lotta e le differenze di classe, il ritorno in Corea sembra aver giovato molto al regista, che è riuscito ad imbastire un discorso vecchio come il mondo, in una chiave narrativa abbastanza originale.
Il parassita è considerato un essere abietto e con una considerazione negativa, d'altronde é un essere che per sopravvivere si aggrappa ad un altro cercando di ottenere il massimo con il minimo sforzo. Kim (Sang Kang-ho, eccellente ed una sorpresa per il sottoscritto) con i suoi due figli Ki-woo e Ki-jung (attrice di talento e giovane anche come se ne vedono poche) e sua moglie Chung-took, appartiene alla specie dei parassiti, vive in un fatiscente appartamento situato sotto il livello della strada e sopravvive con il sussidio di disoccupazione, qualunque suo gesto è finalizzato ad ottenere il massimo vantaggio da ogni circostanza che capita. Lavoro non se ne trova e la società iper competitiva sud coreana impedisce ai membri di tale nucleo familiare di ottenere un impiego (per un posto di vigile ti ritrovi 500 persone), una qualsiasi occupazione che dovrebbe essere garantita a tutti i cittadini di uno stato per campare dignitosamente, sembra un miraggio da raggiungere e oramai concepito assurdamente come un privilegio che ti devi conquistare e non un diritto che deve essere concesso a tutti.
In un mondo così fuori di testa, non resta che arrangiarsi in qualsiasi modo imparando come Kim l'arte del parassita, raggirando ed ingannando i membri della ricchissima famiglia borghese dei Park per ottenere un impiego fisso al loro servizio per tutta la famiglia, grazie al piano architettato dalla figlia Ki-jung.
In Parasite si respira il cinema vero, quello che con la macchina da presa riesce a narrare e tratreggiare con l'ausilio delle inquadrature, l'intero universo interiore dei personaggi. Bong mescola con estrema perizia commedia nera e dramma, senza far cozzare i due ingredienti dissonanti, riuscendo invece a trovare un equilibrio perfetto tra i toni.
In questa satira nera in salsa orientale, a poco a poco si entra in sintonia con certe dinamiche tipiche della corea che per noi occidentali sono totalmente aliene e si riesce anche a ridere della sfacciata intraprendenza di questa famiglia parassita (la figlia è diabolicamente calcolatrice e geniale), nonché della completa imbecillità dei quattro componenti della famiglia Park tanto da pensare che il mondo è in questa situazione perché la ricchezza ed il potere sono in mano a gente così imbecille, specie la signora Park, una donna gentile (ma solo perché ricca, facile esserlo se hai tutto), ma al tempo stesso anche una totale rincoglionita.
Il film si sviluppa su un raffronto duplice tra luoghi, la casa sotto il livello stradale di Kim, sporca, difficile da vivere (ci si deve contorcere per prendere la linea del Wi-Fi), angusta e totalmente disastrata, mentre la casa dei Park si sviluppa su due piani in modo geometrico tramite delle enormi stanze con un'ampia vetrata al pian terreno, che affaccia su un grande ed arioso giardino. I secondi ignorano totalmente che le fondamenta della propria casa (e quindi della propria classe sociale) poggiano su quelle fatiscenti di una Seul che si sviluppa in verticalmente opprimendo l'agglomerato urbano in cui vive il proletariato, non più spinto in periferia, ma oramai totalmente inghiottito e oscurato dallo sviluppo architettonico urbano.
Bong forza meccanicamente lo sviluppo della storia con l'assunzione poco verosimile di tutti i componenti della famiglia di Kim al servizio dei Park, ma la forzatura (tra l'altro il regista non sembra puntare ad una verosimiglianza narrativa a tutti i costi) serve al regista per sviluppare il suo discorso sui parassiti, degli esseri che pensano esclusivamente alla sopravvivenza ed incapaci totalmente di fare gruppo tra loro andando al di là del proprio naso per concentrare la loro battaglia contro la potente borghesia che ruba loro la vita giorno dopo giorno dettando le assurde quanto ingiuste regole del gioco. L'unico a svegliarsi da tale logica è Kim, il quale capisce benissimo di essere percepito dai Park come elemento dissonante, per questo con un sussulto di dignità recupera la funzione originale propria del proletariato; la lotta di classe.
Lo sviluppo ed i colpi di scena non sono mai quelli che ci si aspetta, così come le reazioni non sono mai prevedibili, in questo si vede anche la sostanza di un Bong capace di trovare idee originali al giorno d'oggi, arrivando ad un finale spiazzante e che ribalta continuamente la situazione con uno sguardo amaro e cinico sul meccanismo capitalista di cui tanto cinema americano ipocritamente si fa' subdolamente portatore, ingannando lo spettatore.
Parasite è il vero cinema, quello che tiene acceso il cervello e punta a dare un punto di vista, anche a costo di forzare lo sviluppo narrativo (quello lo lasciamo alle sceneggiature scolastiche americane), una Palma d'oro meritatissima per questo piccolo capolavoro, sperando possa ambire ad ulteriori premi.
Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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