Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
C'è sempre qualcuno più stronzo di te.
Quell'odore... Quell'odore! Quell'odore... di poraccitudine.
“Gisaengchung”, romanizzato in “Parasite”(s), il 7° lungometraggio di Bong Joon-ho (scritto con l'esordiente Han Jin-won, assistente alla regìa sul set di “Okja”) e film preferito dal Caro Leader, detto anche Trave nell'Occhio, è “Us” di Jordan Peele che incontra il padre Spinetti di Carlo Verdone in “Acqua e Sapone”, è “Funny Games 1/2” e "Caché" di Michael Haneke che s'innestano ne “il Coraggioso” di Augusto Novelli ("Boudu Sauvé des Eaux" di René Fauchois prima e Jean Renoir poi, per tornare in séguito alla fonte originale con Totò, Aldo Fabrizi e Domenico Paolella)
- e, a proposito di acqua (reflua e nera), bellissima la sequenza di ritorno agl'inferi...
...diluvianti in piena e sprofondante zona sub-fognaria ("Gwoemul - the Host") -,
è “Kynodontas” e “Alpeis” di Yorgos Lanthimos che s'interlacciano con “Bart Carny”, il 12° ep. della 9ª stag. di “the Simpsons”, è “la Cérémonie” di Claude Chabrol (da “A Judgement in Stone” di Ruth Rendell) che collassa dentro “SnowPiercer” (altrettanto programmatico rispetto a “Parasite”, ma meno sorprendente della palma-d'oro-all'unanimità), trasformando la rettangolar-tubolineare in movimento progressività del film più “normale” di Bong in una quadrilatero-cubica sovrapposizione statica: un "Teorema" buñuel-ferreriano senza redenzione/evoluzione cristologica.
Una questione domestica, ovvero: la vendetta della donna di servizio.
Ottimo cast(ing) di grand'interpreti: da Song Kang-ho, attore feticcio tanto del regista di almeno due capolavori, “Memories of Murder” e “Gwoemul - the Host”, quanto di Park Chan-wook, e recentemente visto in “A Taxi Driver”, all'abbastanza indimenticabile Park So-dam.
Fotografia del grande Hong Kyung-pyo (“GokSung” di Na Hong-jin e “Burning” di Lee Chan-dong), già con Park per “Madeo/Mother” e “SnowPiercer”. Montaggio del semi-esordiente Yang Jin-mo. Musiche di Jeong Jae-il [con l'intrusione di un recuperato momento di romantica pace ad opera d(e)i (padroni di casa) Morandi-Migliacci-Zambrini, prima dell'esplicitazione sessuale a rivendicare extra-diegeticamente la sperequazione dicotomica esplicitamente esistente, fra supernità e subalternità, tra le classi sociali]. Scenografie di Lee Ha-jun (già col regista di “Barking Dogs Never Bite” per “Okja”).
"Parasite" entra in dialogo, più che con i primi capolavori di Bong post-"Barking Dogs Never Bite", con le sue ultime, (p)rece(de)nti opere: è superiore rispetto ad esse, ma rimane un passo indietro se paragonato a "Memories of Murder", "Gwoemul - the Host" e "Madeo/Mother": l'allegoria è gestita meglio che in "SnowPiercer" (ma, come detto, in pratica l'architettura umana e la struttura geometrica del film in cui un appartamento trasmigra in una magione è letteralmente composta dal vagone di testa e da quello di coda del lavoro sul treno perpetuo, inseriti uno nell'altro e viceversa, messi lì ad occupare lo stesso spazio vitale contemporaneamente in doppio stato co-esistenziale) e la satira grottesca e sanamente fanciullesca di "Okja" è, da una parte, maggiormente stemperata e tenuta a bada dal realismo, e/ma dall'altra, al contempo, da esso divorata.
È in atto una sostituzione etica.
Finale (morale, più del “Respect!” urlato in inglese dal Morloch all'1% big boss di casinò mascherato da Gran Capo Amerindo) che da una forma stilisticamente clockworkorangesca si trasforma - ricalcando l'iniziale movimento di macchina - in contenuto sostanzialmente thedescentistico/shutterislandico, pervaso da una speranza findingnemosa.
* * * * ¼ - 8½
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