Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Quando il diritto a sopravvivere diventa un "arte", costruita e cesellata da un regista che qui si dichiara grande autore. "Parasite" è un film che nei suoi 130 minuti ti prende e non ti lascia più,Grande cinema sociale,tra la freddezza di Haneke e la polemica pasoliniana, con gli occhi a mandorla però.
Un Bisogno...
Tutto parte da lì, da un esigenza primaria di sopravvivenza al quale l'essere umano deve far fronte.
La prima scena di "Parasite" ci restituisce lo scampolo di un "bisogno",tra i sotteranei di Seoul vi è una famiglia di quattro persone che necessita di quel "Bisogno" , di quel campo all'etere chiamato wi-fi che oramai regna sulle nostre vite.
Bong joon-ho si proclama autore con un opera spiazzante e deliberatamente amara ,dove con intelligenza e stile descrive la nostra epoca.
Il materialismo e i beni futili comandano sulle nostre vite,la famiglia del giovane Ki-taek non fa dunque eccezione.Tramite raccomandazione di un suo amico egli riesce a intrufolarsi nella ricca famiglia dei Park, come insegnante d'inglese per la figlia adolescente.
Sarà una roccia sacra donata dal suo amico ,l'amuleto che guiderà sorti e sventure della famiglia del giovane.
Una famiglia che si arrabatta in modo più o meno legale per sbarcare il lunario.
Ma l'arrivo del giovane nella casa dei ricchi Park, mette in moto una recita "macchiavellica" nel quale tutti i membri della sua famiglia vengono coinvolti,assunti con diverse mansioni al servizio dei Park.Bong descrive e indaga questo strano "Gruppo di famiglia in un interno" con straordinaria mestizia di particolari,restituendoci il minimalismo asettico delle case borghesi.
Con la freddezza di un Haneke e la verve polemica di pasoliniana memoria, scrive di uno scarto evidente tra ricchi e poveri.Cito Pasolini perché nella descrizione dei borghesi si evince la vacuità della famiglia Park,il sotteraneo disagio del figlio minore "che dipinge come Basquiat" e di una figlia adolescente isolata dal resto.Mi è venuto in mente il film "Teorema" di Pasolini nella struttura narrativa che critica aspramente i costumi borghesi.Ma la straordinarietà di quest'opera è la costruzione di un ironia acre , grottesca e noir pervadente l'intera pellicola.È l'odore sgradevole dei poveri che funge da trait d'union con gli arroganti Park, la loro "puzza sotto il naso" che tiene distanti gli straccioni.Un odore che pervade gli asettici ambienti della famiglia Park, nel quale si muovono con curiosità quasi animale i poveri parenti di Ki Taek.
È interessante e curioso notare il divario sociale tra poveri e ricchi analizzati nel novero di bisogni futili che oggi accomunano tutti.Se la prima parte del film si dilata in convergenze sociali, la seconda scende nei putridi sotteranei, in asfissianti bunker di seconda mano ,quadri fognari di una guerra tra poveri.
"Parasite" da qui in poi cambia registro, distoglie lo sguardo satirico del primo tempo, spiazzando tutti.Noir e thriller incominciano qui a rincorrersi e riciclarsi in tematiche "sotteranee" care al regista, dove gli uomini diventano creature del sottofondo, destinate ad una sepoltura in vita.Sono creature al limite e "Parassiti" di una società che rendendoli poveri gli ha resi cinici, alla stregua di animali in una giungla.I "Parassiti " di Bong sono il ritratto di una società moderna, scevra di valori e alienata da se stessa.La finalità registica è dunque quella di analizzare il divario ricchi e poveri non solo della Corea di oggi, ma del mondo intero.Come in un romanzo distopico di Aldos Huxley le "creature" di Bong sono "mostri" moderni, sia i ricchi che i poveri uccidono il prossimo per bisogni meramente materiali.il finale lascia spiazzati, ma il regista riabilita le sue figure,rendendole comunque umane.In mezzo vi è un esplosione pulp di puro cinema coreano, dopo che un acquazzone ha lavato via l'aria insalubre ,restituendoci però i liquami fognari che allagano gli spazi periferici degli "straccioni"...
La considerazione finale di questo film è che si tratta di un capolavoro, di un segmento meraviglioso di questo 2019 cinematografico.Consiglio a tutti di vederlo, se possibile in lingua originale, per apprezzare e ammirare ancor di più il realismo crudo e asfissiante di un certo cinema asiatico, dal quale i nostri cineasti occidentali dovrebbero prendere esempio.
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