Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Una visione un po’ deludente, a fronte dei premi attribuiti. Sufficiente, ma perché tale è la media tra la sceneggiatura e tutto il resto. La sceneggiatura è abbastanza scadente: non tanto per difetto di capacità, ma per l’incapacità di essere all’altezza delle enormi ambizioni mostrate; “tutto il resto” è eccellente, o quasi. Scenografie, musiche, fotografia sono straordinarie. Ma la trama lascia a desiderare: forzata, eccessiva al limite del credibile. In una parola: improbabile. Sin dall’inizio lo è, quando la concatenazione degli eventi in favore della famiglia povera è surreale. Come lo è il resto della vicenda, specie nell’incontro con l’altra famiglia di subalterni. La follia si scambia con la realtà, o meglio passa per essere la realtà: ma ciò viene riprodotto in modo gratuito. Del resto la filosofia del film sta in ciò che dice il padre dei parassiti quando un’alluvione ne ha spazzato via la casa: è inutile fare programmi, perché poi può capitare qualunque cosa. D’accordo, ciò può accadere, ma assai raramente in queste proporzioni: tale professione di scetticismo non è suffragata da un soggetto convincente.
Comunque il film strappa la sufficienza; oltre che per i pregi già detti, anche per alcune scene che rimangono nella memoria (quella di sesso tra i padroni di casa con gli intrusi che devono rimanere invisibili; quella degli assassinii alla festa…), come anche per tanti dettagli della scrittura (non tanto la pietra, banale, quanto per altro: quella dei profilattici usati e da usare…).
Il grottesco che dovrebbe impreziosire la critica sociale (la difficoltà economiche dei poveri, la futilità vacua dei ricchi) resta abbastanza di facciata.
Insomma, un film decisamente troppo fortunato, per come è stato recepito.
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