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Blackout

Regia di Abel Ferrara vedi scheda film

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La recensione su Blackout

di Peppe Comune
8 stelle

Matty (Matthew Modine) è un attore di fama internazionale tormentato dalla droga e dall'alcool che consuma normalmente in dosi massicce. Ama Amy (Bèatrice Dalle) e vorrebbe sposarla ma quando questa gli confida di aver abortito un loro bambino perchè non aveva intenzione di dargli un padre tossicomane, Matty la tratta male e lei fugge non facendosi più vedere. Passano 18 mesi, Matty ha iniziato una cura disintossicante, si è sposato con la bellissima Susan (Claudia Schiffer) e sembra aver normalizzato la sua vita. Ma il ricordo di Amy lo assilla continuamente e ciò che lo ossessiona di più è la sensazione che in preda all'alcol e alla droga, in uno dei suoi blackout, gli abbia inconsapevolmante fatto del male. Chiede aiuto all'amico video-pornografo Mickey (Dennis Hopper), per ricordare, per colmare un vuoto che pesa come un macigno e questi gli mostra un video che lo ritrae in una delle sue migliore interpretazioni. E' così che Matty scopre che la realtà può essere più crudele degli incubi che la ossessionano.

 

 

"Blackout" è una raffinata e delirante incursione nei meandri dell'inconscio umano, un film sulla decadenza del mondo e sull'arbitraria illusiorietà delle immagini, segnato da una fotografia pulita e ariosa (di Ken Kelsch) che restituisce quanto tolto dall'opprimente morbosità che lo pervade. Pur attuando felici varianti alla sua solita cifra stilistica (da notare l'assenza dell'amico Nicholas St.John alla sceneggiatura), Abel Ferrara si mantiene fedele ad alcuni tratti tipici della sua poetica quali,  l'irriducibilità del male e il tentativo di redenzione di un uomo che solo quando raggiunge il baratro esistenziale si scopre capace di avere la forza per poter umanizzare la propria vita. La realtà e gli incubi di un uomo ossessionato da un passato di cui non riesce a delineare i contorni si intrecciano tra di loro per confluire in flusso di sensazioni veicolate artatamente dall'obbiettivo di una videocamera, un occhio che riproduce la vita per conferirgli il crisma della fissità eternamente uguale a se stessa. Mickey si atteggia a demiurgo che è alla ricerca della perfetta aderenza tra la realtà e la sua rappresentazione, si nutre di immagini riflesse, cattura momenti di vita e concede ricordi perchè da questi soltanto è possibile avere testimonianza della più bella interpretazione che un attore possa mai aver effettuato. Quella che Matty non avrebbe mai voluto fare, quella che è stata rimossa da una mente ottenebrata dagl'incubi del passato e risucchiata in un limbo di indecifrabile crudeltà. Matty ha dimenticato ma una videoregistrazione gli mostra i contenuti delle sue ossessioni, da forma ai suoi incubi sbiaditi. Quello di cui viene a conoscenza è molto peggio di quanto aveva paventato. Per Matty non c'è più un presente e vorrebbe tanto distruggere il suo passato, è ormai prigioniero della sua immagine riprodotta, non può in alcun modo sfuggirgli. Il vuoto in cui vorrebbe rifuggire rappresenta l'irriproducibilità della morte. Grandi interpreti per un grande film.

 

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