Regia di Jordan Peele vedi scheda film
Horror a sfondo socio-politico.Ottimo lavoro di Peele, alla sua seconda prova.
I protagonisti del film sono i membri di una normale famiglia afroamericana, Adelaide sposata felicemente con Gabe e i due figli, l’adolescente Zora e il piccolo Jason. Dopo aver deciso di trascorrere le vacanze estive nei pressi di Santa Cruz si recano ivi, ma il ritorno su questa spiaggia è vissuto con grande trepidazione e senso di paranoia da Adelaide, rinnovandole l’angoscia, per ciò che ha trascorso, come si vede nell’inquietante incipit, nel lontano 1986, quando era piccola, proprio in quel luogo, tra le attrazioni di un Luna Park, si era persa, entrata nella casa degli specchi, aveva fatto un incredibile incontro, con quella che pareva la sua sosia perfetta, la sua ombra. Reduce da questo trauma era rimasta per mesi incapace di parlare, tuttavia la passione per la danza e l’aiuto di una psicoterapeuta le permisero di riprendersi e crescere come una ragazza sana e normale. Sono ormai passati trenta anni e dopo aver trascorso una giornata in spiaggia in compagnia dei loro amici i Tyler, Adelaide e i suoi tornano alla casa in cui alloggiano, mentre stanno sistemando i bagagli, vedono all’orizzonte del loro giardino quattro figure stagliarsi sullo sfondo, prima immobili, ma poi dopo energiche esortazioni ad allontanarsi, lanciate con scarsa convinzione dal patriarca della famiglia, essi si muovono minacciosamente verso di loro, solo a quel punto costatano, che sono i loro strambi doppioni. Ne nasce una serie di colluttazioni, in un’altalena di scontri, alla fine gli originali guidati da Adelaide, sembrano prevalere, mentre un po’ alla volta si scopre che tutto il Paese è invaso da questi Doppelgänger. I cloni sono il risultato di un esperimento governativo fallito. Questi ‘gemelli indesiderati’, conducono una vita disumana che sarebbe la copia sbiadita di ciò che accade in superficie. Ma ora vogliono la legittima rivalsa e stanno cercando di trovare una loro sistemazione nel mondo esterno e per ottenerlo devono eliminare il proprio originale. È, infatti, in atto una vera e propria rivolta dell’America da parte di uno ‘stato ombra’ che non aspettava altro che di guadagnare la luce. La sosia di Adelaide, divenuta leader della comunità di copie, è l’unica che parla anche se in modo rauco, rapisce Jason e lo porta nei tunnel che per anni sono stati il rifugio dei doppioni. Qui si scontrano violentemente le due gemelle, l’Adelaide originale riesce a sopraffare l’altra. Sembra a tutti gli effetti, un conclusione felice, almeno fino a quando non capiamo che le due, da piccole si erano scambiate, quando la copia aveva, preso il suo posto costringendola a crescere nei tunnel insieme agli altri doppioni, Jason è l’unico a intuire la diversa natura della madre, avendo sentito i versi inconsulti della sua sosia mentre sopprimeva Adelaide, soffocata, proprio come aveva fatto nella sala degli specchi.Le ombre emergono dalla loro prigione sotterranea e dopo aver ucciso la loro controparte terrestre,si prendono per mano, mettendosi in fila per raggiungere, come una catena entrambe le coste USA. L’atto è una citazione a Hands Across America, un’iniziativa di beneficienza avvenuta realmente nel 1986. Il tema principale è un grande classico della cinematografia horror quella dei doppelgänger, i cosiddetti doppi, solo per citare qualche titolo possiamo ricordare “Possession” “L'uomo che uccise se stesso”, ““Enemy” di Denis Villeneuve. Tradizione e leggenda vogliono che ognuno di noi, abbia da qualche parte una copia perfettamente uguale a sé. La figura dei doppi risale all’antichità e nella cultura classica, in quelle nordiche e persino nel Medio Oriente. A richiamare il tema del doppio c’è anche un simbolo ricorrente nel film: quello del paio di affilatissime forbici dorate che ogni clone possiede, infatti le forbici sono costruite da due parti identiche che ruotano attorno a un perno. Anche il numero 11, ricorrente in tante citazioni e passaggi del film ha un particolare significato, è Il versetto dell’Antico testamento da Geremia, che recita testualmente: “Perciò, così parla l’Eterno: Ecco, io faccio venir su loro una calamità, alla quale non potranno sfuggire. Essi grideranno a me, ma io non li ascolterò”. Poi 11:11,è l’orario sulla sveglia ,ed anche il premio al Luna Park, nonché l’ora della partita in Tv, ovviamente non è un caso che Peele scelga questo numero. Innanzitutto perché è ripetuto e quindi doppio, inoltre la somma delle sue parti è due, il numero della duplicità per definizione. In numerologia è considerato quello che unisce dimensioni differenti. Il regista maneggia con destrezza questo geniale horror, usandolo come potente metafora per denunciare l’iniquità e l’ingiustizia sociale della società statunitense, vedi “Scappa - Get Out,” suo precedente lavoro.”Noi” di Jordan Peele è un lavoro ricco di dualismi, che nascondono messaggi e suggestioni sapientemente inserite. Il film è visivamente stratificato e la sceneggiatura variegata e piena di spunti, spinge ad un livello di lettura più profondo. “Noi” è uno di quei film che induce lo spettatore, scena dopo scena a riconsiderare quello che ha creduto di capire fino a quel momento. Il regista Peele è abile nel creare un'atmosfera carica di angoscia e di suspense fin dai primissimi minuti, e di mantenerla fino alla fine, Non ci sono i soliti jump scares.Come era avvenuto anche con la famiglia di Rose in “Scappa Get Out,” anche in Noi ci sono una serie d’indizi disseminati per tutto il film, che anticipano la rivelazione finale. Il fim nasconde fino all’ultimo, la vera identità di Adelaide e quando in chiusura la rivela, cambia senso e prospettiva a buona parte del film, che si può tradurre, come il racconto di una violenta rivoluzione, una messinscena simbolica della lotta di classe di masse di sfruttati contro gli eletti, una ribellione sanguinosa di un popolo unito di “ultimi” contro una società di fortunati egoisti, tuttavia se quelli di superficie, pur rappresentando un élite di privilegiati, sono raccontati come soggetti quasi inconsapevoli delle ingiustizie di cui sono indirettamente responsabili, i cloni segregati e sfruttati, sono tutt’altro che miti, e anzi si trasformano in arrabbiatissimi antagonisti assetati di vendetta. Evitando qualsiasi semplificazione dogmatica, sembra volerci ricordare che si può essere collusi ad un sistema malato, anche senza averne consapevolezza, Per questo Peele racconta il crollo del sogno americano e quindi indirettamente del modello statunitense della globalizzazione e l’inevitabile ascesa del populismo. Entrambi i personaggi di Adelaide e Red sono l’incarnazione, delle dinamiche delle lotte classe e delle trappole che a esse si accompagnano. La parabola di Adelaide, prima clone con deficit cognitivi e poi donna di successo, serve a dimostrare che anche “i peones” possono realizzarsi se è data loro una possibilità, ma che al contempo una volta raggiunto il benessere, non si è facilmente disposti a rinunciarvi, nemmeno per aiutare gli altri meno fortunati. Il senso d’ingiustizia sociale è una potentissima motivazione, che può degenerare nel nazionalismo, quando un intero pezzo di società è lasciato indietro, l’invidia sociale e l’odio rischiano di sostituirsi alla giusta rivendicazione dei propri diritti. Alla luce di queste considerazioni il finale del film, con il suo colpo di scena che inverte vittime e carnefici, è fondamentale per esporre i vizi di una società costruita sulle contraddizioni. La macchina narrativa di Peele stupisce in positivo per la straordinaria complessità del discorso politico e per l’efficacia nel preferire le scale di grigio agli assolutismi dell’ideologia, è un ricchissimo intreccio di rimandi, colpi di scena e allegorie, e anche se alla fine non tutti i pezzi di questo intricato “puzzle” vanno al proprio posto, è tuttavia un horror intelligente, atipico e ricco di tante sfaccettature
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