Jordan Peele, dopo una carriera da attore comico, esordisce dietro la macchina da presa stupendo tutti con “Scappa – Get Out”, un film dell’orrore dannatamente bello, ma con “Noi” (il titolo italiano non rende giustizia all’ambiguità di quello originale) Peele va oltre le più rosee aspettative e si conferma uno dei nuovi migliori cantori della paura su grande schermo. Il film è un omaggio dichiarato al John Landis di “Thriller”, con i suoi morti ‘all blacks’ che escono dalle tombe trasfigurando la realtà in incubo cinematografico (all’inizio del videoclip Michael Jackson è al cinema con la sua ragazza a vedere una pellicola horror di cui è anche protagonista): siamo noi stessi gli artefici dei nostri incubi sembrava dirci allora Landis e sembra volerci ricordare oggi Peele, che con la sua opera si rivolge a tutti, ma in particolare al popolo nero americano. Lo specchio in “Noi” diventa portale verso un’altra dimensione e ricorda ai suoi protagonisti ciò che sono realmente, andando oltre l’apparente patina di normalità (casalinga, borghese e famigliare) che si sono cuciti addosso: è lontano il passato alla “12 anni schiavo” per la tranquilla e ricca famigliola di “Noi”, nera eppure così bianca da aver dimenticato le proprie origini. Le forbici – oggetti affilati, che hanno scucito cose che sarebbero dovute rimanere unite – diventano oggetti potenzialmente letali, come letale può essere talvolta la scoperta di sé (di un altro sé diverso da sé). Se Peter Pan tentava di ricucire la propria ombra con ago e filo, in “Noi” le forbici sono utilizzate per allontanare ombre che ricordano un passato troppo doloroso e pericoloso. Peele gioca con il quotidiano, rendendo perturbanti oggetti d’uso comune e luoghi solitamente innocui: lo specchio, le forbici, la casa al mare, una spiaggia affollata, il luna park. Ed ecco – Ray Bradbury insegna – qualcosa di sinistro sta per accadere: ogni cosa può diventare fortuito collegamento con l’ombra del rimosso che ognuno si porta dietro e che, suggerisce il film, finisce sempre con l’affiorare, talvolta su una spiaggia estiva piena di gente, talvolta nel vialetto di casa notturno e deserto. Prima o poi giungono a riva i fantasmi più inquieti, che non sono mai fantasmi solo nostri, ma sempre della collettività intera. Perché “Noi/US” in fondo è questo che ci vuol dire: non esiste mai soltanto un ‘noi’ individuale (relativo al nucleo famigliare), ma sempre un ‘noi’ collettivo (relativo alla società, in questo caso americana). Ed è meglio per tutti ricordarselo.
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