Regia di Jordan Peele vedi scheda film
Titolo molto probabilmente sottilmente ironico (US è anche la sigla degli Stati Uniti, volendo) per l’opera seconda di Peele, attesissima a seguito del successo del precedente Scappa – Get Out, che però, come al solito, è stata fatta oggetto di un’acclamazione decisamente esagerata dalla critica d’oltreoceano e da una parte di quella italica.
Quando invece Noi non può rappresentare altro che una grossa delusione, specialmente per chiunque abbia apprezzato il precedente film del regista e di conseguenza si sia approcciato a questo sua nuova opera con le più rosee aspettative.
Noi è uno pseudo-horror che non fa per nulla paura ed è anzi tremendamente prolisso (la scena alla spiaggia, per citarne una tra le tante, è sostanzialmente inutile), in particolare nella prima mezz’ora che già comincia a suscitare dei dubbi circa dove voglia andare a parare. Meglio, inizia a suscitare dei dubbi circa la risoluzione della vicenda, se riuscirà o meno, in altri termini, a venire a capo del grande marasma a cui ha dato origine. Naturalmente, alla fine, non vi riesce.
Ed anzi qui iniziano i veri punti dolenti dell’opera, che al momento di tirare le somme produce una serie sempre crescente di buchi, anzi voragini narrative che ne inficiano irrimediabilmente la tenuta e inducono quasi a credere che meglio si sarebbe fatto a lasciare tutto nell’indeterminatezza
(ATTENZIONE, SPOILER: Innanzitutto, qualcuno, in pratica, ha creato centinaia di migliaia, forse milioni, di cloni. E come? Infiltrandosi di notte nelle case degli “originali” per prelevare il sangue ad ognuno e poi estrarne il DNA? O magari prelevando a tutti il sangue con qualche scusa, magari per questioni di salute, per poi utilizzarlo per i propri biechi scopi? Roba da cospirazione totalitaria segretissima. Poi dunque questo qualcuno scopre che i corpi si possono effettivamente clonare, ma una fantomatica anima no? E che di conseguenza i cloni rimangono legati agli originali, come un’ombra. Dunque, cerca di sfruttarli per “controllare” a distanza le persone “di sopra”. A che pro? Non è dato saperlo. Ma soprattutto se davvero sono come ombre [due corpi, una sola anima in sostanza] perché diavolo allora di punto in bianco, nel presente, riescono a muoversi liberamente facendo quello che vogliono? [Mentre nella scena sul finale, ambientata trent’anni prima, che spiega cosa sia avvenuto alla spiaggia, tutti sembrano ancora legati alle azioni dei loro cloni di sopra, a parte Red, ovvero l’Adelaide “cattiva” che di colpo riesce a muoversi come le pare]. Il “qualcuno” che ha creato tutto questo disastro, poi, chi è? Il governo? E che fine ha fatto? Una volta messo a punto il piano, perché l’Adelaide andata fuori di senno perde così tanto tempo con il suo doppio, fermandosi pure a fare un lungo monologo, mentre a quanto pare tutte le altre persone sono state uccise rapidamente senza tanti convenevoli? Cos’è, voleva “assaporare” la propria vendetta? Beh, se questo è, ha scelto indubbiamente il metodo più stupido, dividendo la propria famiglia e lasciando così spazio alla possibilità che a prevalere fossero i nemici giurati FINE SPOILER).
Come se tutto ciò non bastasse, la per nulla richiesta “rivelazione” finale non fa altro che ingarbugliare e ridicolizzare ancora di più l’intera faccenda
(SPOILER: Dunque, sin dall’inizio, quella “di sopra” era l’Adelaide cattiva, in altri parole Red, la “bimbetta malefica” che prima viveva di sotto. Ma allora che senso ha che sia sempre così spaventata e impaurita visto che è perfettamente a conoscenza della situazione, ovvero dell’esistenza dei cloni? Forse ha perso la memoria, come si fa notare nel corso del film, ma anche qui si creano dei problemi: difatti, se l’Adelaide “buona”, quella che viene dal mondo di sopra, avrebbe avuto un buon motivo per essere shockata e perdere conseguentemente la memoria, vista l’esperienza, che motivo ha di esserlo invece Red, la “cattiva”? Dopotutto, è stata lei a far tutto, rapire l’originale e sostituirsi alla stessa. L’ha fatto lucidamente e volontariamente. Dopodiché è cresciuta, si è spostata, ha fatto pure dei figli e si è quindi perfettamente integrata. In che modo, non si sa. E com’è che l’Adelaide “buona” non riesce in alcun modo a trovare le scale mobili come il suo clone e a fuggire? In effetti, com’è che nessun altro clone riesce a trovarle, fino ad oltre trent’anni dopo quand’ecco che tutti riescono magicamente ad uscire per portare a compimento il massacro? FINE SPOILER).
Non si può che ripeterlo: la miriade di incongruenze che spuntano come funghi ad ogni nuovo risvolto della narrazione ne minano irrimediabilmente le fondamenta. Comunque già intaccate nel momento in cui lo spettatore comincia quasi a convincersi di trovarsi di fronte ad una commedia involontaria (vedi la scena nella quale, in una situazione di estremo pericolo, la famigliola si mette a discutere su chi debba guidare l’auto, per poi riparare sulla soluzione più insensata, ovvero lasciarlo fare ad una dodicenne).
La profonda allegoria di cui si è fatto gran parlare se c’è è ben nascosta, o forse è oscurata dai difetti congeniti della narrazione. Ed anzi il messaggio del film è altamente ambiguo, con spiacevoli sentori sin quasi “ecumenici”, come la reiterata riproposizione di Geremia 11:11 suggerisce. Il versetto infatti recita: “Perciò, così parla il SIGNORE: ‘Ecco, io faccio venir su di loro una calamità, alla quale non potranno sfuggire. Essi grideranno a me, ma io non li ascolterò’” Davvero molto misericordioso, questo Signore.
ATTENZIONE, SPOILER: Comunque, bisogna ricordare che in questo passo l’accento è posto sull’adorazione dei falsi idoli, dunque quale vuole essere il messaggio? Che un passo della Bibbia si avvererà spazzando dalla faccia della terra milioni di persone in virtù solo di questo “atroce” crimine? E quali sono, nel presente, questi falsi idoli? La tecnologia, il lusso, la vanità? E solo per questo tutte quelle persone si meritano di essere sterminate, bambini compresi? (In Geremia, per la verità, si parla anche delle persone che bruciano i loro figli nel fuoco, offrendoli sull’altare di Moloch, come di coloro che devono essere puniti. Bene, per farlo ricorri ad un genocidio di massa uccidendo a tua volta bambini innocenti?) E gli “Incatenati” cosa sono, gli “esecutori” della divina vendetta? Dei fanatici religiosi, quindi. Ed ecco che si rischia di perdere l’altra possibile allegoria (sempre che sia presente) circa la moltitudine di poveri oppressi e inascoltati che si solleva, ribellandosi all’ordine costituito e a chi lo mantiene ben saldo FINE SPOILER.
Si spera vivamente, in ogni caso, che queste ambiguità siano involontarie, un po’ come involontario è il ridicolo di certe scene, ma il dubbio permane alla luce della frequenza con cui il numero del versetto viene rievocato (oh, 11:11, simmetrico, speculare come l’uno-uno, la dualità, dei doppelgänger, che brillante e sottile genialità!).
Per quanto riguarda la possibile allegoria politica, invece, certamente si poteva trovare una storia migliore per portarla avanti, una non altrettanto piena zeppa di buchi, colpi di scena forzatissimi e plateali idiozie.
Detto questo, è evidente che dal punto di vista tecnico il film è di pregevole fattura (e ci mancherebbe), ma a questo punto che importa? Sì, bella la fotografia, sinistre e suggestive le musiche, ottime le interpretazioni degli attori (la Nyong’o dimostra una volta in più il proprio valore), tuttavia queste componenti da sole non riescono minimamente a risollevare le sorti del film.
Un film dalla premessa intrigante malamente sviluppata.
E’ nelle speranze che Peele non prenda definitivamente questa brutta china.
Intanto il box-office l’ha premiato ancora:
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