Regia di Nicholas McCarthy vedi scheda film
Nel 2010 nell'Ohio uno spietato e sadico serial killer viene finalmente bloccato dalla polizia, che lo fredda nell'atto di compiere il suo ultimo spietato omicidio ai danni di una donna, già amputata di un arto come le precedenti vittime del mostro. Nello stesso istante in cui egli muore, in Pensylvania la giovane Sarah dà alla luce il suo figlioletto. La perfetta contemporaneità dei due eventi, si rivelerà cruciale nella soluzione di alcun misteri quando, anni dopo, nel 2018, il ragazzino, intelligente e dotato (un vero e proprio prodigio, come rivela il titolo), comincerà a manifestare strane tendenze comportamentali che lo trasformano dalla persona mansueta e riflessiva che tutti conoscono, in un individuo dalle reazioni imprevedibili e spesso molto violente. Un individuo molto furbo che sa giostrarsi molto bene nel mondo degli adulti, sfruttando la sua apparenza ingannevole di bambino dall'aria mansueta ed innocente, ma agendo con la stessa scaltrezza e cattiveria che si rivelarono le armi micidiali e vincenti del tremendo serial killer eliminato anni prima.
In un crescendo di colpi di scena piuttosto prevedibili, ma anche quasi sempre sapientemente gestiti, il regista specializzato in horror Nicholas McCarthy dirige un film teso che, pur prendendo spunto da vicende ampiamente trattate da molto cinema di genere in passato - si pensi in particolare alla saga anni '70/'80 inerente il bambino Damian, iniziata con Il presagio di Richard Donner - si rivela comunque in grado di creare un buon supporto di suspence, anche senza essere appunto favorito da una storia che possa riservare particolari sorprese o novità.
Transfer di personalità, possessioni maligne, il male che pare soggiogare ogni buona intenzione, rendono comunque questo The prodigy un horror corretto ed incalzante, sorretto dalla valida presenza di una protagonista giovane ed in ascesa, la bionda attrice statunitense Taylor Schilling.
Nel cast si riconosce pure un ottimo caratterista americano, Colm Feore, qui nei panni dello psicologo Arthur, impegnato a comprendere la connessione effettiva che ha reso il bimbo come un involucro in grado di dare un corpo ad uno spirito maligno che non ha intenzione di arrendersi al decesso del proprio corpo materiale. Attore come in questo caso spesso impiegato nel cinema horror, quasi sempre con apprezzabili risultati.
Il bimbetto protagonista - faccia angelica che si tramuta in inquietante con un semplice ed impercettibile cambio di espressione - è reso con efficacia dal giovane Jackson Robert Scott, conosciuto e portato ad una certa notorietà con la prima parte del fortunato dittico Itdi Andres Muschietti.
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