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Aspromonte - La terra degli ultimi

Regia di Mimmo Calopresti vedi scheda film

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La recensione su Aspromonte - La terra degli ultimi

di alan smithee
6 stelle

Nell'ultimo dopoguerra, quando la ricostruzione imperava dalle Alpi sino al tacco, in luoghi impervi ed abbandonati a loro stessi come il piccolo paesino arroccato di Africo, in Aspromonte, finalmente una maestra proveniente dal Nord giungeva sul somarello per istruire i figli di coloro che ancora non si arrendevano verso la discesa a valle. Ma, proprio ad Africo, le donne morivano ancora di parto per la mancanza di un medico dedicato al paesello.

Invano gli abitanti si ribellano costringendo il prefetto de luogo a sottoscrivere una promessa di un nuovo medico condotto; invano sempre costoro si industriano per la costruzione di una strada in pietra che possa collegare ufficialmente la frazione con il centro sulla costa.

Sui pur determinati e coraggiosi abitanti del paese, la burocrazia imperante da una parte, e la bieca azione del potente e sordido esponente del luogo, Don Totò, l'unico n grado di lucrare sul degrado imperante e incontrovertibile, finirà per anticipare l'opera devastante finale che un nubifragio con smottamenti arrecherà al villaggio, destinato a diventare un luogo fantasma, testimonianza di una vita di fatiche rese vane da un destino troppo avverso.

E' una bella sorpresa ritrovare un regista di valore come è senz'altro Mimmo Calopresti, qui impegnato in un progetto fuori del tempo, limpido ed ispirato affresco accorato di un tempo meno lontano di quanto possano apparire le circostanze.

Nonostante il cast nutrito di nomi celebri (Marcello Fonte, bizzarro poeta-giullare, Valeria Bruni Tedeschi, maestrina dal nord, Francesco Colella, giovane padre vedovo, Marco Leonardi, indefesso lavoratore promotore della costruzione della strada, Sergio Rubini, perfido brigante di zona, Romina Mondello e persino Elisabetta Gregoraci, donna del boss), Aspromonte riesce a parlarci e a mostrarci uno spaccato di gente vera, di un popolo che orgogliosamente anela a migliorarsi senza rinunciare a impegnarsi a rivendicare i diritti altrove unanimemente garantiti come un diritto inalienabile. 

Evitando enfasi inutili, retoriche fuorvianti, restando calato su una ben documentata realtà storica che pare rivivere con rigore nella credibile ricostruzione scenografica di cui la produzione risulta forgiarsi.

Certo il finale risulta un po' troppo precipitoso, e la cronaca di una tragedia indubbiamente complicata e costosa da potersi rappresentare (il nubifragio con smottamenti e frane) crea uno stacco un po' troppo marcato tra quanto mirabilmente raccontato e rappresentato, e il drammatico epilogo finale.

 

 

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