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Aspromonte - La terra degli ultimi

Regia di Mimmo Calopresti vedi scheda film

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La recensione su Aspromonte - La terra degli ultimi

di gaiart
8 stelle

Si stava meglio quando si stava peggio" - diceva sempre mia nonna- donnina parca di parole, ma immensa di contenuti.

Come Il Quarto Stato di Pelizza da Volpedo, Calopresti mette in scena facce autentiche e sane, corpi forti, agresti, visi intelligenti con gli occhi che brillano. La campagna non mente mai. Nemmeno la terra.

 

 

 

scena

Aspromonte - La terra degli ultimi (2019): scena

 

"Si stava meglio quando si stava peggio" - diceva sempre mia nonna - donnina parca di parole, ma immensa di contenuti.


Interessante e poetico, agreste e solidale questo passaggio montano calabrese, tuffo nel passato degli anni 50, diventa una pellicola elegante e seria, politica e attuale per rappresentare:
A la vita di campagna (semi estinta)
B la vita calabrese (magica nella totale povertà e assenza)
C la generosità d'animo che sprigiona dal non avere, ma dall'essere che inevitabilmente sfocia in una totale e appagante condivisione, sorta di baratto esistenzaile che, per fortuna ancora oggi persiste come stile vita in molti centri calabri.
Ottimi gli attori, perfetti nei ruoli, veramente intensi e credibili. Uno su tutti il protagonista e di pari passo il poeta.
Ottima la storia dove la latitanza dello stato permane da 70 anni fino ad oggi, dove le strade hanno buche immense, dove a Tropea e Vibo si muore di parto ancora oggi - sei donne solo nell'ultimo mese. Tutto rimane come allora ed è per questo che i paesini arroccati dove  gli scorci sono peraltro bellissimi, con viste mozzafiato, anche nella fotografia, si svuotano. Perchè lo stato latita.
Ad Africo, un paesino arroccato nella valle dell'Aspromonte calabrese, alla fine degli anni '50, una donna muore di parto perché il dottore non riesce ad arrivare in tempo e perché non esiste una strada di collegamento. Gli uomini, esasperati dallo stato di abbandono, vanno a protestare dal sindaco. Ottengono la promessa di un medico, ma nel frattempo, capeggiati da Peppe (Francesco Colella), decidono di unirsi e costruire loro stessi una strada. Tutti, compresi i bambini, abbandonano le occupazioni abituali per realizzare l'opera. Giulia, la nuova maestra elementare (Valeria Bruni Tedeschi), viene dal Nord, e vuole insegnare l'italiano "se Africo entrerà nel mondo grazie alla strada, i ragazzi dovranno conoscerlo prima, imparando a leggere e a scrivere". Ma per il brigante Don Totò, quello che detta la vera legge, Africo non può diventare davvero un paese "italiano"… e come sempre la mafia imperversa e la fa da padrona .
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