Regia di David Michôd vedi scheda film
“The King” funziona a partire dalla metà in poi, quando il lento – molto lento – decollo inizia il plot precedentemente piatto si fa teso, fitto di risvolti e – nella parte finale – sorprese.
Un film cupo e serioso, forse fin troppo, elegantemente fotografato, dalla crudezza efficacemente esibita e con una bella scena di battaglia finale. Potremmo definirlo un’ideale incrocio tra l’Enrico V shakespeariano dal quale è dichiaratamente tratto e “il Trono di Spade”. Prende molto più dal secondo che non dal primo e questo forse è il suo principale limite: un film pensato per cavalcare un’onda e adagiarsi sul terreno morbido e sicuro di una tendenza imperante. Andrebbe bene, se non durasse 133’. Con venti minuti di meno, “The King” poteva essere intrattenimento onesto. Invece la prima parte è terribilmente soporifera e tenta al cambio di canale.
Entra da un orecchio ed esce dall’alto questo film, perfetto per una serata tranquilla davanti alla tv quando fuori fa freddo e Netflix non offre alternative più valide (prospettiva difficile, in realtà).
Timothée Chalamet tremendo, inadattissimo, in perenne posatura dolente e affranta. Al suo confronto, la presenza trash di Robert Pattinson (biondiccio fino alle spalle, accento francese storpiato improponibile) diventa squisita. Per fortuna funziona Joel Edgerton, in un ruolo a lui inedito: il suo Falstaff è una figura sfaccettata, ironica e al contempo dolente.
Complessivamente appena sufficiente.
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