Regia di David Michôd vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 76 - FUORI CONCORSO - NETFLIX
"Un cavallo! Un cavallo! Il mio regno per un cavallo!" faceva pronunciare William Shakespeare al suo Riccardo III quando il re, disarcionato dal suo cavallo in piena battaglia, non si fa scrupolo di barattare tutto il suo potere, con i destini di tutto il suo popolo, pur di trarsi in salvo.
In non molti decenni prima, si datano le vicissitudini inerenti la salita al trono di Inghilterra, da parte del delfino ribelle del re Enrico IV, divenuto poi Enrico V: divenuto erede del trono inglese all'età di ventisei anni, dopo un periodo di vita errante trascorso assieme al volgo, aggrappato alle esistenze di un gruppo di briganti. Un giovane determinato ed ostinato, destinato, nonostante questa sua sfacciata intemperanza, ad ereditare comunque il potere, a seguito principalmente della morte in battaglia del suo inquadrato e obbediente fratello minore.
Circostanza, quest'ultima, che rimise in pista il nostro ragazzo ribelle per l'ascesa al trono e lo trasformò in un sovrano oculato e scaltro, abile sia a livello strategico-politico, che in qualità di amministratore delle sorti di un regno focale e nevralgico per i destini di quei tempi bellicosi, come quello di Inghilterra. Un monarca tra i più popolari del Medioevo, che si meritò pure lui, come il già citato Riccardo, l'attenzione di Shakespeare nell'omonima, famosa tragedia.
La battaglia di Azicourt, che segnò il suo primo, clamoroso successo poco tempo dopo la salita al trono, a seguito di una sanguinosa e tattica guerriglia compiuta nel tentativo di espugnare una fortezza nei pressi del Passo di Calais, si dimostrò pure essa come provocata, aizzata, organizzata, per scopi apparentemente futili, ma motivata da ragioni economiche strettamente legate da interessi privati utili a dimostrare ancora una volta come scontri che decimano popoli interi e mettono in precarietà intere masse di genti o nazioni, non sono altro che l'altissimo prezzo che viene a pagare la moltitudine inerme, trascinata al massacro per la maggior gloria di interessi egoistici di pochi potenti.
Lo scoprirà, il giovane Enrico, quando ormai i giochi sono fatti, ed i massacri ormai conclusi. Nella eroica battaglia contro i francesi, le truppe inglesi ebbero la meglio grazie anche alla tattica militare innovativa ed intelligente dell'abile stratega Falstaff, un ex brigante avvezzo ad ubriacarsi, ma geniale soprattutto nel saper delineare tattiche di guerra che individuano i punti deboli del nemico più forte ed armato.
Il film con un cui il valido cineasta australiano David Michod (Animal Kingdom, The Rover, War machine) si cimenta, per la prima volta e non senza una reticenza iniziale (per stessa ammissione del regista), nel cinema storico e di costume, è un fumettone tecnicamente molto ben costruito, forte di scene di battaglia davvero convincenti e ad ampio respiro.
La vicenda non si discosta da un cinema forte di una produzione di spessore (targata Netflix), che tuttavia non riesce a rifuggire certi luoghi comuni e certe situazioni tutt'altro che genuine, in cui l'ambientazione scrupolosamente incentrata sul periodo storico, non riesce a cancellare le indelebili tracce di una modernità ed attualità (gestuale, comportamentale, attitudinale) che nemmeno attori perfezionisti e spesso ispirati come Timothée Chalamet e Joel Edgerton (nel doppio ruolo di un Falstaff imbolsito ma di grande tattica, e di produttore esecutivo del film), riescono a scongiurare.
Valido pure nel ruolo del re morente Ben Mendelsohn, ancor più il sempre inquietante Sean Harris nei panni dell'infido nobile di corte fulcro di tutta la vicenda, mentre eterea come da circostanza, Lily-Rose Depp, figlia del re di Francia (che poco dopo aver affermato ritrosa di non capire l'inglese, inizia poco dopo a parlarlo con una correntezza e disinvoltura da sembrare madrelingua), finita strategicamente tra le braccia del regnante inglese per scongiurare una volta per tutte la fine di una inarrestabile rivalità tra stati quasi confinanti. Eccessivamente caricaturale e manierato, l'altrove ormai sempre pertinente e azzeccato Robert Pattinson, qui nei panni dell'esuberante e ingenuo figlio del re francese Carlo VI.
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