Regia di Adam Robitel vedi scheda film
Horror passabile, ma non certamente memorabile.
E’ necessario prima di procedere al commento, indugiare su una breve spiegazione circa gli “escape room” Sono delle vere e proprie stanze chiuse, con allestimenti a tema, all'interno di cui,dei giocatori, solitamente in un numero compreso tra due e sei, in piena collaborazione, utilizzando ogni elemento della struttura e risolvendo codici, enigmi, rompicapo e indovinelli vari,con tecniche di logica e capacità deduttive, devono individuare una via d'uscita entro un tempo prestabilito. Ispirate ai videogame appartenenti al sottogenere "Escape the room", ma anche a show televisivi come The Adventure Game, Fort Boyard, si sono diffuse inizialmente in Asia, per poi conquistare il mercato europeo, gli Stati Uniti e perfino l'Oceania. Attualmente si stima esistano circa 8000 escape room in tutto il mondo. Ciò detto passiamo al film, thriller psicologico che trae ispirazione ovviamente da questo singolare divertimento. Sei sconosciuti, anche se legati da un ignoto, perlomeno all’inizio, filo conduttore comune, si vedono recapitare un piccolo cubo misterioso e impenetrabile, che si rivelerà il biglietto d'ingresso per questo gioco al massacro, al cui vincitore spetteranno 10.000 $ E mentre incontrandosi nel luogo in cui sono stati convocati,si chiedono cosa stia succedendo, il gioco è già cominciato, senza preavviso e senza possibilità di rinuncia,devono risolvere gli enigmi di ognuna delle singole stanze,ciascuno interrogandosi,sul vero motivo,che li ha condotti li. A quanto pare, al di là delle apparenze, hanno tutti qualcosa in comune. I sei protagonisti di questa storia sono Zoe una studentessa di scienze, introversa e solitaria, Ben un giovane magazziniere, con tendenze auto distruttive , la soldatessa Amanda veterana di guerra e vittima di stress post-traumatico, Jason un egocentrico esponente del mondo della finanza, Mike il più anziano del gruppo, un camionista della West Virginia, e infine Danny giovanissimo cyber-maniaco e grande appassionato di escape room. Cosi il nostro manipolo di eroi per forza,si ritrova in una stanza che improvvisamente si trasforma in un forno con tanto di grill enormi, poi in un lago ghiacciato all'aperto, e a seguire in una sala da biliardo rovesciata con un bar e un juke-box dal gusto retrò,poi un reparto ospedaliero con sei letti, tutte trappole ben costruite, con ingegnosa fantasia,a mano a mano che procede il gioco, muore qualcuno, in un crescendo di tensione, che però non tiene per l'intera pellicola, che infatti inciampa, per la mancanza di un'adeguata evoluzione narrativa, provocando un brusco calo di ritmo e attenzione, rivelando i limiti di un filmetto di mero entertainment, adatto, ad un pubblico soprattutto di teen-ager.
Ci sono dotte citazioni cinematografiche sparpagliate, un po’ dappertutto, da "Saw" a "Final Destination”, a” Cube” legate a una sapiente costruzione delle scene, introdotta con un geniale e spettacolare incipit, scioccante e traumaticamente introduttivo, veramente ben congegnato. L’assunto è che l'uomo per sua natura è il peggior nemico di se stesso, concetto ampiamente elaborato in molti prodotti cinematografici. La monotonia e la noia, lo spingono a cercare nella sfida, la "soluzione" per un ipotetico riscatto, qui però ad essere in gioco è la vita stessa, la cui disgregazione, assieme alle dinamiche perverse messe in atto per preservarla, diventa spettacolo da “grand guignol” osservato con gusto sadico, da un pubblico di ricchi viziati e viziosi, folli criminali, che possiedono il gusto dell’orrido e la passione per la morte, degli altri naturalmente, nascosti dietro a centinaia di telecamere. Nel complesso horror passabile,ma dimenticabile.
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