Regia di Brian Gilbert vedi scheda film
Genio esteta dell’aforisma che si basa sul paradosso, scrittore versatile capace di cimentarsi con successo sia nel romanzo che nel teatro, Oscar Wilde scontò - nella sua vita privata - l’amore per i bei giovani e le scappatelle omosessuali, consumate dietro il paravento del suo matrimonio ufficiale con Costance Lloyd. In particolare, fatale gli fu l’incontro con Lord Alfred Douglas, giovane di buona famiglia e poeta dilettante. Nella società bigotta del tempo la relazione fece scalpore, Wilde fu trascinato in tribunale dal padre di Douglas e condannato a due anni di lavori forzati. In carcere scrisse De Profundis, una splendida e straziante lettera-confessione a Douglas, dove accusava l’amante di averlo abbandonato e dove celebrava, in un tripudio di misticismo laico - lui ex dandy frivolo del bel mondo - “il significato del dolore e la sua bellezza”. Di tutta questa drammatica vicenda umana, questo film di ci ridà una discreta rappresentazione, un po’ asciutta e schematica, non di impatto come avrebbe potuto essere, ma comunque onesta e ben orchestrata. Bravo Stephen Fry nella parte di Oscar e perfetto Jud Law che interpreta il viziato e bisbetico Douglas.
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