Regia di Gonzalo Calzada vedi scheda film
Horror puzzle (dall'Argentina) con una sceneggiatura indecente che mette insieme esorcismi, possessioni, sciamani e suore ostetriche. Tanto fumo da restare intossicati... ma poco, meglio niente, l'arrosto da assaporare. Due ore di monotonia allo stato puro.
La novizia Natalia (Sofía Del Tuffo), dopo essere stata informata della morte della madre, è costretta a lasciare il convento per raggiungere la sorella Angela (Malena Sánchez). Al ritorno trova il padre infermo e scopre che le circostanze che hanno condotto al decesso la madre non sono affatto chiare. Riti satanici e messe nere pare fossero i passatempi preferiti, e di casa, tra i genitori. Nonostante gli attriti dovuti a diversità di carattere, Natalia si lascia coinvolgere dalla disinibita sorella -madre mancata per un aborto praticato- e dai suoi amici per tentare un esperimento a base di allucinogeni estratti dalle piante. Raggiunta un'isola deserta, sotto la guida di uno sciamano, i ragazzi si preparano per compiere il rito. Natalia scopre nei dintorni un vecchio convento, poi convertito in ospizio ed ora abbandonato. La corrispondenza del luogo con un sogno fatto in precedenza non lascia più ombra di dubbio: Natalia, in grado già di percepire l'aura delle persone, è dotata di poteri paranormali. Ma per quale motivo ha queste doti?
Se sembra poco chiara la sinossi, diventa addirittura un'impresa riuscire a districarsi durante la visione di questo pastrocchio senza capo né coda che tenta di mettere assieme troppe cose: possessione demoniaca, l'Anticristo (ma parrebbe, anzi è certo, anche più di uno), rituali esorcistici e messe nere eseguite in latino.
Gonzalo Calzada, con già in curriculum un paio di horror (Luisa e Ressurection) vuole stare sul sicuro e non si fa mancare niente. Ci butta dentro anche un po' del nostro Argento (il respiro del padre arrancante ricorda Elena Markos, mentre i poteri di Natalia rimandano alla Jennifer Corvino di Phenomena) e rimescola il tutto malamente a causa di una sceneggiatura inconcludente (sia da esempio il finale). Per peggiorare ulteriormente le cose, esagera con gli effetti digitali mostrandoci più volte un feto -graficamente mal realizzato- che si agita nella pancia sin prima dei titoli di testa (ridicolo, alla À l'intérieur).
Di questo Luciferina si ricorda così -dopo la visione- giusto la bella fotografia e il nudo marmoreo della vergine Sofía Del Tuffo, che riesce ad esorcizzare l'amato Abel... scopandoselo a sangue. Semplicemente tremendo!
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