Regia di G. Patrick Condon vedi scheda film
Dal Canada un novello regista tenta di addentrarsi nel cinema horror, in maniera metacinematografica, passando dalla porta servizio...
Afflitto da debiti, G. Patrick Condon (Stephen Oates) pensa di girare un film horror. Maestranze, attori ed effetti speciali richiedono comunque un budget. Condon, su consiglio di un amico, affitta una casa isolata e ingaggia quattro anonimi attori -tra i quali è presente anche l'esordiente Grace (M.J. Kehler)- per realizzare uno slasher realistico ed economico. Dopo avere piazzato le telecamere nelle stanze, Condon, indossata una maschera (e una pelliccia, sic), procede ad eliminare gli attori senza immaginare gli imprevisti. Imprevisti che lo portano ad essere lui stesso vittima, di una -questa sì incredibile- autouccisione (!!!). L'immedesimazione dei protagonisti è tale che Foster (Michael Worthman), dopo avere subito agghiaccianti umiliazioni da parte della collega Elizabeth (Kimberley Drake), prende il posto del regista e continua il massacro per concludere il film.
"Non penso che siamo al sicuro in questa casa." (Intelligente deduzione, fatta pronunciare però dietro copione alla sprovveduta Grace)
Il canadese G. Patrick Condon sceglie di debuttare con uno slasher talvolta ridicolo, nel quale decide di attribuire al regista nel/del film il suo stesso nome (interpretato però da Stephen Oates). In barba al titolo, qui di esplicito non c'è pressoché nulla.
Ogni delitto viene eseguito in maniera quasi indolore (eccezion fatta per il triplo strangolamento di un'attrice dura a morire) e solo in fuori campo viene compiuto l'eccesso (il frazionamento del corpo di Elizabeth poi rinchiuso in sacchi). Se si esclude il fascino suggestivo di una colonna sonora elettronica decisamente riuscita, Incredible violence naviga a vista nel più deleterio cinema d'autore, con risvolti metacinematografici scontati e talvolta incomprensibili (le visioni di Grace). Un debutto a basso budget, per un autore che vuole fare horror in maniera còlta, nascondendosi dietro un presunto sfondo di eccentricità. Piuttosto indolore, per nulla intrigante e probabilmente destinato -giustamente- all'oblìo. Qui, di incredibile, c'è solo tanta presunzione...
Per un attimo Condon si scopre filosofo e mette in bocca agli attori un dialogo che ricorda l'infausto destino di una attrice pornografica assai prolifica (apparsa in oltre 230 film), Alex Jordan, morta suicida a soli 32 anni.
"La violenza è una malattia, una malattia che danneggia tutti coloro che la usano, indipendentemente dalla causa." (Chris Hedges)
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta