Regia di Gary Dauberman vedi scheda film
Ritroviamo i noti, ed ormai inevitabilmente affezionati "demonologi" Ed e Lorraine Warren, impegnati a portare nella propria casa-reliquiario del male - nell'ormai lontano 1968 - una bambola dallo sguardo inquietante, che due infermiere sostengono racchiuda una malvagità contagiosa e letale.
Quattro anni dopo, i due coniugi hanno una figlia in età scolare di nome Judy, un po' introversa ma molto intelligente, che, in occasione di uno dei tanti viaggi a cui sono chiamati i genitori, viene affidata alle cure di una giovane ma giudiziosa e bella babysitter di nome Mary Ellen.
In quella occasione, la ragazza verrà avvicinata dalla sua cara ma un po' invadente amica Daniela, desiderosa a tutti i costi di metter piede nella ormai nota e tanto temuta dimora dei Warren, per vedere con i propri occhi qualche dettaglio del reliquiario di oggetti dannati che la signora Warren custodisce a salvaguardia delel anime innocenti, altrimenti inevitabilmente corrotte da quegli spiriti maligni.
Succederanno molte cose, in quella casa, durante una concitatissima notte tutta rivolta a difendersi contro le minacce di molti spiriti, liberati dall'ingenuo ed incauto comportamento dell'amica della nostra bionda Mry Ellen.
Se da un lato il terzo capitolo dedicato alla bambola satanica Annabelle non può definirsi tecnicamente girato male da parte del regista Gary Dauberman, e la sceneggiatura si sforza con tutti i mezzi per tenere alta e viva la suspence che, come da copione, ci si aspetta da un certo tipo di film di genere, Annabelle 3 tuttavia soffre molto, dopo un ottimo incipit che vede al centro del contendere la splendida coppia dei Warren (interpretati ancora dai validi Patrick Wilson e Vera Farmiga), di tutta una lunga, prolissa fase preparatoria che, pur costellata di attimi da brivido e da sussulto, porta il film a catalogarsi tra quegli horror piuttosto edulcorati, sin troppo per famiglie o da pubblico indistinto, a cui effettivamente ammicca ragranellando incassi di tutto rispetto ed in linea con i primi due successi che l'hanno preceduto, in cui gli sceneggiatori finiscono per affezionarsi troppo ai pochi personaggi coinvolti, risparmiandoli con trucchetti narrativi banali dagli effetti rassicuranti che cozzano molto con il genere a cui ufficialmente il film vuole appartenere.
Pertanto se la costruzione è organizzata in modo molto oculato ed attento a garantire effetti sorpresa e da brivido, in realtà, in entrambi i casi, si tratta di espedienti che, anche quando ben organizzati, si rivelano assai poco genuini ed artefatti, per poter catalogare il film addentro a veri, convinti e seri film dell'orrore.
La storia infine si dipana tra un numero sin troppo elevato di minacce messe incautamente in libertà dai soliti teenagers poco prudenti, relegando la povera e pur sempre inquietante Annabelle ad un ruolo marginale o così di contorno che ben si conforma alla teca di vetro entro cui la bambola è destinata a scontare un periodo di incubazione che tenti almeno di renderla inoffensiva dal male che la impregna senza possibilità di redenzione.
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