Regia di Roberto Benigni vedi scheda film
Durante il Fascismo, il commerciante ebreo Guido Orefice (Roberto Benigni) finisce col figlioletto Giousuè e la moglie Dora (Nicoletta Braschi) in un lager nazista. Per nascondere al piccolo gli orrori di cui è capace l'umanità, Guido gli racconterà che si tratta di un gioco a punti. Il buon papà morirà nel lager, ma Giosuè potrà riabbracciare la mamma nel convincimento che si è trattato soltanto di un brutto gioco.
Ricorrendo ancora una volta al tema del doppio (questa volta riferito all'antinomia tra fantasia e realtà), Benigni scrive con Vincenzo Cerami un film che oltrepassa la vena puramente comica che aveva caratterizzato le sue opere precedenti, per spostarsi su un territorio dove convivono dramma e commedia, strizzando così l'occhio allo Stalag 17 di Billy Wilder. L'operazione, a guardare la parte del film ambientata nel lager, si direbbe riuscita se non fosse che per la prima ora, che racconta le trovate seduttive di Guido nei confronti della futura sposa, si perde in un inutile andirivieni di gag tirate per le lunghe. Ma quando entra in scena il piccolo Giosuè, il registro del film vira su una vena decisamente poetica e toccante.
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