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La vita è bella

Regia di Roberto Benigni vedi scheda film

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La recensione su La vita è bella

di steno79
7 stelle

Non potrei mai parlare male della "Vita è bella" di Benigni, perchè quando lo vidi al cinema nel gennaio del 1998 mi emozionò e mi commosse, e rimasi a vederlo per due proiezioni consecutive, naturalmente senza dover pagare un secondo biglietto. Purtroppo, rivedendolo a distanza di anni, una parte di quella magia sembra essere svanita e, pur continuando a ritenerlo un film abbastanza buono (il mio voto personale sarebbe un 7+), certi difetti saltano all'occhio in maniera alquanto evidente e non consentono certo di parlare di capolavoro. Benigni ebbe sicuramente del coraggio a tentare un film così ambizioso e così diverso dai suoi film precedenti, sempre affiancato da Vincenzo Cerami che rimane uno sceneggiatore sopraffino, e il suo coraggio fu premiato da un grandissimo successo internazionale e da una lunghissima sequela di premi e riconoscimenti (col senno di poi, pure troppi). La prima parte è senz'altro la migliore: le gag sono spesso esilaranti, Benigni è davvero scatenato come attore (e la sua interpretazione resta uno degli elementi più convincenti dell'intero film, tanto che l'Oscar vinto come miglior attore non mi sembra così immeritato), ci sono alcuni momenti poetici che certamente non guastano. Un limite evidente è rappresentato dalla presenza di Nicoletta Braschi, qui piuttosto leziosa, artefatta e poco espressiva, che regge male diversi primi piani con espressioni stonate e risultava molto più divertente e vitale in "Johnny Stecchino" col tormentone linguistico di Santa Cleopatra. Nella seconda parte, Benigni passa alla tragedia della deportazione degli ebrei nei Lager e sceglie di rischiare su un registro da favola in cui Guido fa credere al bambino di trovarsi in una sorta di gioco virtuale in cui bisogna accumulare punti per vincere un carro armato. Pur accettandone la voluta irrealtà storica, il film perde più volte il controllo: certe scene come la traduzione degli ordini del soldato tedesco non possono non apparire forzate, a tratti sembra di trovarsi più in un Grand Hotel che non in un campo di concentramento, in cui Guido può muoversi a suo piacimento, almeno fino al colpo di scena che precede il finale. Se lo si confronta con l'audacia nella mescolanza di comico e tragico di film su un argomento simile come "Il grande dittatore" di Chaplin o "Vogliamo vivere" di Lubitsch, il film di Benigni ne esce piuttosto ridimensionato. Nel cast di contorno, il piccolo Giorgio Cantarini non è male, buoni gli apporti di Giustino Durano e del comico Bustric, un pò sprecata Marisa Paredes; ottima la colonna sonora di Nicola Piovani, diventata famosissima, buona anche la direzione della fotografia del grande Tonino Delli Colli. Il finale col carro armato e il grido "Abbiamo vinto" mi ha commosso anche stavolta, però.
VOTO 7/10

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