Regia di Roberto Benigni vedi scheda film
Visto al cinema tanti anni fa, premiato con l'Oscar (con la chiamata di Sophia Loren e la camminata di Roberto sopra le poltroncine degli ospiti) e oggetto di lettura di una missiva inviata da Benigni alla mia professoressa d'italiano delle superiori (di origini ebraiche), che lesse in aula il messaggio che il regista le aveva mandato. Che dire...? Capolavoro pazzesco per come Benigni sia riuscito a gigioneggiare con ilarità su uno spaccato di storia tragico forse come nessun altro. Geniale l'idea dell'utilizzo di un bimbo, quale chiave di giustificazione per giostrare sul comico, così da evitare che il piccolo comprenda la tragicità del momento.
Prima parte sul modello classico della produzione del regista, seconda parte nel campo di concentramento eppure scanzonata, quasi a dire che lo stato d'animo positivo è la risposta più forte alle avversità. Pur affetto da diversi errori storici (Auschwitz liberata dagli americani anziché dai sovietici) e inverosimiglianze (poco credibile la presenza di un bimbo celato nella baracca dove sono internati i prigionieri adulti) è una pietra miliare del cinema. Dopo Schindler's List, è uno dei più brillanti film sull'olocausto, peraltro giocato su una linea difficilissima, cioè orientare al comico una situazione di tragicità assoluta. Maestro indiscusso, giustamente premiato a Hollywood.
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