Regia di Taylor Hackford vedi scheda film
Kevin Lomax (Keanu Reeves), giovane avvocato brillante e vanitoso della Florida senza nemmeno una sconfitta in tribunale, deve difendere un pedofilo palesemente colpevole. Durante la pausa dell'udienza Kevin immagina cosa sarebbe la sua vita se desse ulteriore spazio alla propria esagerata ambizione: Satana (Al Pacino) in persona lo attirerebbe in quella nuova Babilonia che è New York per fargli inseguire tremendi sogni di prestigio che gli farebbero perdere la devota moglie Mary Ann (interpretata dall'esordiente top model Charlize Theron, che oltre essere esageratamente bella è anche incredibilmente brava). Decide così, in un prefinale a sorpresa, di ritirarsi dall'incarico, per poi cedere alle lusinghe di un giornalista che ha ancora una volta le spoglie del Male.
Tratto dal romanzo di Andrew Neiderman (sceneggiato da Jonathan Lemkin e Tony Gilroy, già sceneggiatore di Extreme measures e Armageddon), il film di Hackford sembra più una passerella per l'istrionismo di Pacino, che rimedia una delle prove più opache del suo brillante curriculum, prima ancora di apparire come un apologo moralista sui peccati capitali che affliggono l'umanità, assemblato secondo la dialettica tra Bene e Male, fede ed ateismo, peccato e autocensura. Solo in apparenza cattivo al punto di fare passare Dio come un "guardone sadico", inferiore alle altre apparizioni di Belzebù sul grande schermo (dal lontano L'occhio del diavolo di Bergman, a Rosemary's baby di Polanski, Il diavolo, probabilmente... di Bresson e Angel heart di Alan Parker, fino ai recenti e diseguali Lei, il diavolo e L'innocenza del diavolo), questa "favolaccia metropolitana a sfondo metafisico" (Kezich) riscatta lo schematismo del contenuto con una prodigiosa messinscena ed una notevole prova d'attori dalla quale il diavolo Pacino esce palesemente sconfitto.
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