Regia di Blake Edwards vedi scheda film
Dispiace dirlo ma è un film insulso e sopravvalutato.
A Manhattan uno scrittore (G. Peppard) si innamora della sua eccentrica vicina di casa Holly (A. Hepburn), la quale è alla disperata ricerca di un uomo ricco da sposare. Dopo parecchie vicissitudini l’amore trionferà.
Tratto dall’omonimo romanzo di Truman Capote, un film passato alla storia soprattutto grazie all’interpretazione della deliziosa Audrey Hepburn (in un ruolo pensato per Marilyn Monroe), e divenuto un classico della commedia sentimentale hollywoodiana.
Ma a questo punto ci si pone una domanda: tutta questa fama è però da considerarsi meritata? Ci sono a questo punto un paio di considerazioni da fare.
Nonostante la splendida protagonista, nonostante l’elegante e impeccabile regia di Blake Edwards, nonché il celebre tema musicale di Henry Mancini, il film si riduce a ben poca cosa.
Infatti a ben guardare ci si accorge ben presto che la storia è piuttosto insulsa, inutilmente abbellita per mascherare la pochezza della trama, mentre il tono generale da commedia risulta troppo sofisticato per coinvolgere. E tutto ciò a scapito dei personaggi, caricaturali e troppo poco approfonditi per risultare credibili (basti pensare al personaggio di mister Yunioshi; ridicola poi la scelta di fare interpretare la parte di un orientale a Mickey Rooney).
E più si va avanti e più la vicenda diviene stucchevole e fasulla, fino a culminare in un prevedibile lieto fine sotto la pioggia.
Tutto ciò non significa che ci si trova davanti a un brutto film, tutt’altro anzi: come evidenziato all’inizio ci sono dei pregi considerevoli che hanno contribuito a fare di Colazione da Tiffany un classico; ma è il risultato finale che non convince e si ha subito l’impressione che il film goda di una fama per gran parte immeritata e comunque sia stato eccessivamente sopravvalutato nel corso del tempo.
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