Regia di Blake Edwards vedi scheda film
Più della trama evanescente, è il tono leggiadro ed il tocco sofisticato e brillante che Blake Edwards riesce a infondere alla sua commedia romantica a farne uno dei classici del cinema hollywoodiano, insieme al fascino intramontabile della sua magnetica protagonista.
Lo scrittore di belle speranze Paul Varjak (George Peppard) mantenuto da una donna più grande e più ricca, si trasferisce nel condominio newyorkese abitato, al piano inferiore, da Holly Golightly (più in alto risiede lo scorbutico giapponese interpretato da Mickey Rooney). Holly (Audrey Hepburn) è una bella ragazza sognatrice, dal passato turbolento, che, come il suo gatto rosso senza nome, non vuole appartenere a nessuno, ma per questo si condanna a condurre una vita solitaria, seppur tra un turbinio di uomini benestanti con cui si intrattiene, nessuno dei quali veramente interessato a lei.
Il tono leggero e brillante che Blake Edwards riesce a infondere alla sua commedia romantica è quanto ne ha fatto uno dei classici del cinema hollywoodiano, insieme al fascino intramontabile della sua elegantissima protagonista. Una lievità dettata anche dalla necessità di alleggerire certi aspetti del romanzo breve di Truman Capote considerati troppo scabrosi per il grande pubblico cinematografico dei primi anni 60. Così l'attività cortigiana della protagonista viene fatta capire ma mai esplicitata, la presunta bisessualità di Holly è eliminata e viene aggiunto un finale romantico, mentre nel libro non c’è nessun coinvolgimento amoroso con il protagonista maschile, che rimane un caro amico.
Se la vicenda narrata potrebbe sembrare poco interessante, ed Edwards in effetti preferisce lasciare gli eventi sullo sfondo per concentrarsi sullo sviluppo dei personaggi, è il tocco, l’atmosfera elegante e brillante ad elevare la pellicola, che intrattiene leggiadra arrivando con grazia al cuore e alla mente, grazie ad una ben congegnata sceneggiatura che sa trarre il meglio dall’opera letteraria, regalandoci alcune battute fulminanti (“And I always heard people in New York never get to know their neighbors!” o “It should take you exactly four seconds to cross from here to that door. I'll give you two”.)
Un’operazione che nelle mani di un regista meno dotato poteva scadere in commediola insulsa e melensa, ed invece è entrata nella leggenda del cinema. Basti vedere la piccola magia della sequenza del tentato taccheggio al supermercato o di quella della ridicola richiesta al commesso di Tiffany di acquistare qualcosa che non costi più di dieci dollari, o come abbia sfruttato ad effetto comico un gattone rosso senza nome, o ancora come gestisca la sequenza della festa nell'appartamento di Holly, orchestrando a regola d'arte un'irresistibile caotica sarabanda, per capire come Blake Edwards abbia saputo trarre il massimo da spunti esili ed evanescenti.
La pellicola è evidentemente segnata dalla presenza magnetica e fulgente di Audrey Hepburn che buca lo schermo in uno dei ruoli più leggendari della sua carriera. Fin dalla iconica sequenza iniziale, quando Holly viene introdotta ripresa da dietro, la silhouette inconfondibile fasciata dal tubino nero di Givenchy e sormontata dalla celeberrima acconciatura, farsi lasciare da un taxi di fronte alla vetrina di Tiffany, alle primissime ore del mattino, per sgranocchiare un croissant, sorseggiare un cappuccino e sentirsi al sicuro dalle “paturnie” che la affliggono.
Ciliegina sulla torta è la colonna sonora di Henry Macini, con la canzone Moon River giustamente premiata con l’Oscar, che, in un’altra sequenza ormai mitica, ascoltiamo una sognante Audrey, asciugamano avvolto sulla testa, sussurrare e strimpellare, seduta sul davanzale della finestra.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta