Regia di Blake Edwards vedi scheda film
Un film plasmato ad immagine e somiglianza della protagonista, una creatura fragile e instabile, costantemente in bilico tra ingenuità ed eccentricità, tra malinconia e spregiudicatezza. Holly Golightly, la "ribelle", è indefinibile, più che indomabile, e si rintana dietro una cortina di atteggiamenti inopportuni e pensieri improvvisati e prematuri, che spara intorno a sé come fuochi d'artificio. La ragazza è pervicacemente riluttante a darsi un senso, ad offrire un appiglio a chi vorrebbe capirla e, magari, aiutarla. Per lei la vita è una danza, un profumo, un gioco, un'ubriacatura, in cui ogni gesto è la sfaccettatura di un raffinato culto della leggerezza, in grado di sollevarla dall'ingrato peso dei legami col mondo. Lo stesso film è come un arabesco disegnato in aria con la punta delle dita, ambientato in quella vuota terra di nessuno che è la zona di equilibrio tra gli opposti, a metà strada tra il ricordo della povertà passata ed il sogno di una ricchezza sempre sfiorata, e mai raggiunta. La semplice immagine del lusso sembra sufficiente ad appagare Holly, come, talvolta, il cibo sfama da lontano col suo odore. La storia di "Colazione da Tiffany" è una vicenda di solitudine sospesa e di emarginazione patinata, a cui Blake Edwards riesce a dare corpo cospargendola di odorose gocce di spirito e brillanti pagliuzze di colore. La commedia, tra umorismo e tenerezza, prende così il grazioso e discreto sfavillio di uno Swarovski, dimostrando che anche lo sfarzo ed il buon gusto possono produrre un effetto simpaticamente buffo. Ma quando l'obiettivo si posa su Audrey Hepburn, il film ha un sobbalzo, e s'illumina di un'aura da capolavoro.
Incantevole, e indimenticabile. "Moon River" è una ninna nanna per sognare.
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