Regia di Fernando Cerchio vedi scheda film
Siamo alla fine del Seicento, in Ucraina. Il popolo si ribella contro l’invasore polacco, ma fra una nobildonna e un ufficiale degli opposti schieramenti sboccia l’amore: un amore contrastato e impossibile, che segnerà entrambi.
Discreta – in termini di budget, quantomeno – produzione internazionale che fa capo a tre nazioni: Francia, Italia e Jugoslavia, Col ferro e col fuoco è la trasposizione sul grande schermo dell’omonimo romanzo di Henryk Sienkiewicz. Nei dialoghi, nei personaggi e nell’azione della sceneggiatura firmata da Ugo Liberatore e George St. George con contributi di Remigio Del Grosso ed Enrico Ribulsi c’è abbondanza di materiale pomposo e retorico, tanto che la durata del film supera non di poco i cento minuti, con quanto ne consegue in termini di tenuta narrativa; scenografie e costumi sono comunque sufficientemente all’altezza della situazione, grazie agli apporti di Arrigo Equini (architetto), Paolo Janni (arredatore), Giancarlo Bartolini Salimbeni (costumista) e Nadia Vitale (aiuto costumista). Anche le musiche solenni e roboanti di Giancarlo Fusco contribuiscono a loro modo. I nomi principali del cast sono quelli di Pierre Brice, Jeanne Crain, Akim Tamiroff, Eleonora Vargas, Raoul Grassilli, Elena Zareschi, Giacomo Rossi Stuart, Gordon Mitchell e John Drew Barrymore, con parti minori riservate a Milena Vukotic e a Ornella Vanoni (non accreditata nei titoli). Fernando Cerchio fa tesoro del mestiere accumulato in oltre vent’anni di carriera registica, mettendo in scena con la dovuta cura una pellicola per lui più ambiziosa del solito. 3,5/10.
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